Microsoft, rivoluzione in Germania: “Dipendenti, lavorate dove e quando volete”
Internal Branding
Microsoft, rivoluzione in Germania: “Dipendenti, lavorate dove e quando volete”
04/11/2014

Federica Proverbio, Redattore Junior di Brandforum.it
Il colosso dell’informatica ha abolito l’obbligo di presenza quotidiana sul posto di lavoro per i propri dipendenti del nuovo quartier generale a Monaco di Baviera. Una scelta rivoluzionaria, che apre la strada a filosofie legate al tema dell’Internal Branding.

«Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare neppure un giorno della tua vita». Così affermava Confucio, anticipando di migliaia di anni un’idea che sempre maggiormente va affermandosi negli ultimi tempi.

 

 

Aziende che cercano di coniugare la sfera lavorativa dei propri dipendenti con la loro sfera privata non sono certo una novità e bisogna riconoscere che alcuni casi hanno anche dimostrato negli anni un notevole successo. Sedi aziendali che sempre più spesso offrono un ambiente di lavoro ludico, informale e dotato di tutte le comodità che possono semplificare la vita ai dipendenti (un esempio su tutti, gli asili nido all’interno della sede).

 

 

Tuttavia, vi sono dei colossi mondiali che hanno cercato di spingersi ben oltre questo, e Microsoft è uno di questi. Il colosso dell’informatica ha infatti deciso di abolire l’obbligo di presenza quotidiana sul posto di lavoro per i propri dipendenti. Nel nuovo quartier generale che sta sorgendo a Monaco di Baviera, in Germania, i dipendenti non avranno più alcun obbligo di presentarsi tutti i giorni in ufficio, né saranno disponibili scrivanie per tutti. L’azienda di Redmond aveva già abolito nel 1988 l’orario fisso e ora ha deciso di compiere un ulteriore passo in direzione della propria forza lavoro. «La presenza fisica in ufficio non dice nulla sulla qualità delle prestazioni dei dipendenti. Al contrario, spesso fornisce una falsa immagine» spiega Elke Frank, HR Director Microsoft Germania.

 


Chi non vorrebbe lavorare all’aria aperta, in un parco, oppure comodamente adagiato sul divano di casa propria? Chi non vorrebbe evitare la folle corsa in ufficio ogni mattina, zigzagando nel traffico oppure facendosi largo per salire in metropolitana? Ebbene, secondo Microsoft la possibilità di lasciar liberi i propri dipendenti di lavorare dove preferiscono e secondo le proprio tempistiche gioverebbe sia alle prestazioni – e dunque ai risultati dell’impresa – e sia al clima aziendale, in ottica di employees’ satisfaction.

 

 

Innanzitutto, secondo quanto individuato da Microsoft, i risultati migliori sono quelli prodotti lontano dallo stress e dalla pressione dell’ambiente lavorativo. Inoltre, dal punto di vista del dipendente, ne beneficerebbero indubbiamente la vita privata e la salute, avendo a disposizione maggior tempo libero per coltivare le proprie amicizie, le proprie relazioni ed i propri hobby. Infine, questa filosofia gioverebbe molto anche all’ambiente: è stato infatti stimato che ogni singolo pendolare produce ogni anno circa 1,7 tonnellate di CO2, un’enorme quantità di gas inquinante che potrebbe essere abbattuta con l’assenza di recarsi quotidianamente sul proprio luogo di lavoro.

 


Insomma, la scelta di Microsoft sembrerebbe a tutti gli effetti vincente. Secondo la graduatoria pubblicata annualmente dall’Istituto Great Place to Work, nel 2014, per il quarto anno di fila, il colosso dell’informatica si è collocato in cima alla classifica europea dei luoghi di lavoro più amati dai propri dipendenti, sesto nel ranking mondiale.
Tuttavia, sorge spontanea una domanda: quali potrebbero essere le controindicazioni di questa scelta? In questa direzione si sono già mobilitati i sindacati, i quali sostengono che troppa libertà di movimento e troppa flessibilità potrebbero sfociare in uno sfruttamento del lavoro, costringendo i dipendenti a rendersi disponibili ovunque e in ogni momento della giornata, andando a ledere i sani confini che invece dovrebbero esistere tra vita privata e vita lavorativa.

 

 

Da un punto di vista più sociologico, inoltre, si potrebbe obiettare che la possibilità di lavorare comodamente dalla propria abitazione spingerebbe le persone a chiudersi in una propria dimensione, rinunciando a quegli aspetti della collettività che spesso caratterizzano gruppi di colleghi affiatati e sconfinando, a lungo andare, in un effetto isolamento. Probabilmente ne risentirebbe anche la propria cura personale poiché, non dovendo uscire di casa per recarsi in ufficio, la maggior parte dei dipendenti rimarrebbe seduta sul proprio divano, indossando magari una comoda tuta, con i capelli raccolti e senza un filo di trucco, generando una certa pigrizia che potrebbe anche rivelarsi nociva nel tempo.

 


Microsoft non è sicuramente la prima azienda ad aver scelto di promuovere la massima flessibilità come filosofia di vita lavorativa: in Germania, ad esempio, anche BMW e Deutsche Bank hanno intrapreso negli anni questo percorso. Una decisione aiutata dalle potenzialità delle nuove tecnologie, senza dubbio, che rendono più semplice la gestione del lavoro in piena mobilità, ma forse anche una conseguenza della filosofia slow che lentamente ci sta circondando?

 

A cura di

Federica Proverbio

Redattore Junior
Collabora con Brandforum da settembre 2013

Appassionata di comunicazione pubblicitaria e marketing, da aprile 2014 lavora come Media Planner e Account in agenzie di calibro internazionale.

Attualmente si occupa di un importante cliente automotive in MediaCom, network WPP.

Laureata con lode nel 2012 nel corso triennale di Scienze Linguistiche e Letterature Straniere, curriculum Esperto Linguistico d’Impresa, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, con una tesi sul tema dell’Internal branding ed il caso aziendale Henkel Life.

Nell’estate 2013 ha partecipato al Summer Program in Social Media Marketing presso la Michigan State University e nel luglio 2014 ha conseguito con lode la laurea magistrale in Comunicazione per l’Impresa, i Media e le Organizzazioni Complesse, curriculum Marketing Management, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, presentando una tesi sperimentale sulla brand advocacy nei social media e sull’impatto di quest’ultima al conversion rate aziendale.

Ha collaborato per sei mesi con Renault Trucks Italia, Marketing & Communications Department.

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