L’evoluzione inarrestabile dello streaming video: ecco i nuovi dati
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L’evoluzione inarrestabile dello streaming video: ecco i nuovi dati
24/03/2021

COVID-19
DIGITAL

Tra naturale evoluzione e accelerazione dovuta al lockdown, ecco i nuovi numeri dello streaming video, fenomeno sempre più radicato che sta ridefinendo le logiche di fruizione dei contenuti con la complicità delle smart tv.

Durante l’anno della pandemia, una pratica ormai acquisita dalla società è lo streaming video: il Covid-19 non ha soltanto comportato uno straordinario aumento della fruizione di questo tipo di contenuti, ma ne ha anche mutuato la forma. Lo ha recentemente evidenziato in una conferenza stampa Fabrizio Angelini, CEO di Sensemakers, società che offre servizi di consulenza e prodotti in ambito digital, supportato dal COO Antonio Pepe.

Combinando le fonti Auditel relative all’audience tv (40 milioni di individui medi al giorno) e Comscore per la digital audience (35 milioni di individui medi al giorno), si è arrivati a illustrare una ricerca condotta in collaborazione con Beyond Research. Per l’indagine, nello specifico, come ha evidenziato l’Head of Qualitative Andrea Zannin, è stato utilizzato un campione rappresentativo di 1000 viewer, che fruiscono contenuti video su piattaforme AVOD/SVOD/TVO* almeno 2-3 volte a settimana e che vengono perciò definiti heavy viewers streaming (in totale circa 10 milioni di individui medi al giorno). I risultati confermano i dati Auditel e Comscore suddetti. L’obiettivo principale dell’interpretazione di tutti i materiali raccolti tramite le diverse fonti da parte di Sensemakers è quindi stato quello di fotografare i dati per mostrare i cambiamenti di consumo sviluppatisi nel 2020 e avvalorare le tendenze individuate.

Sei i punti fondamentali emersi. Innanzitutto, i dati mostrano in maniera evidente una netta accelerazione della crescita del consumo video, digitale (+52%) e televisivo (+11%), in seguito a pandemia e lockdown. In particolare, l’aumento della fruizione vede prevalere contenuti messi a disposizione dai player SVOD, tra cui primeggiano Sky, Netflix e Amazon Prime Video, che nell’ultimo anno hanno consolidato la loro posizione dominante. In generale, quindi, i servizi streaming in abbonamento sono quelli che crescono di più, con un 75% di penetrazione e il 67% degli utenti che dichiara di fruirne abitualmente (con una spesa mensile attorno ai 26€). Sono cresciuti anche i siti e le app delle tv del 58%, mostrando come le quote dei broadcaster abbiano vissuto uno sviluppo analogo grazie alle tv connesse. Dal punto di vista dei contenuti, rimarcando il concetto “content is king”, è stato più volte sottolineato che il mondo streaming ormai si focalizza su contenuti scripted (serie tv e film) e sono quindi i full content a prevalere, con una smisurata crescita del +236%. In più, sono i contenuti premium e i “titoli hero” ad aumentare il coinvolgimento e a guidare le scelte di abbonamento. Un altro concetto chiave è l’importanza della cosiddetta smart tv, in un contesto dove il 78% degli heavy users afferma di utilizzarla, rendendola un vero e proprio trait d’union tra digitale e tv tradizionale. Secondo le stime, con la fine dello switch-off per il passaggio al 5G, si arriverà a 18 milioni di smart tv nel territorio, considerando che già oggi la tv connessa è il device prevalente sul tempo speso (52%).

Inoltre, la tv connessa è guardata “insieme”: si tratta di una fruizione di contenuti lunghi (scripted) e cross-generazionali che portano proprio a un processo di co-viewing. È stato poi sottolineato anche un aumento della competizione e della pubblicità profilata, che a loro volta favoriscono l’adozione di modelli di business “ibridi”. Infine, risulta interessante riportare, tra le principali tendenze individuate dal punto di vista editoriale nel campo dello streaming video, la crescente creazione di produzioni locali, che valorizzano il territorio, da parte di colossi come Netflix e Amazon Prime Video, insieme al trend del biopic/docubio che riprende sia gli eroi del passato, raccontando storie di vita, sia cold case irrisolti. Infine, degno di nota anche il trend dell’empowerment femminile, che mette in scena figure femminili sempre più forti e carismatiche. In conclusione, siamo di fronte a uno streaming sempre più evoluto (mix equilibrato di generi) e distribuito (aumento del live, multi-device) che con il lockdown ha certamente subito un processo di accelerazione, che era già stato avviato, ma a ritmi diversi e che sicuramente continuerà anche dopo il tanto desiderato ritorno alla “normalità”.

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* Lo studio condotto da Sensemakers in relazione allo streaming video si basa fondamentalmente su tipologie di piattaforme che offrono servizi: SVOD (Subscription Video on Demand), e quindi servizi su abbonamento con canone periodico quali Netflix e Amazon Prime Video, poi AVOD (Advertising Video on Demand), ossia servizi gratuiti come Youtube e portali web di broadcaster come RaiPlay e Mediaset Play, e infine TVOD (Transactional Video on Demand) cioè servizi pay-per-view, che prevedono l’acquisto di ogni singolo contenuto come su ITunes e Google Play.

 

Questa News è stata scritta con la collaborazione di Letizia Milanesi, studentessa CIMO – Università Cattolica di Milano, Network di Brandforum.

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