L’evoluzione responsabile e slow del sistema moda
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L’evoluzione responsabile e slow del sistema moda
29/04/2021

COVID-19
SLOWBRAND
SOSTENIBILITÀ

Agire responsabilmente è oggi la mission statement di molti brand della fashion industry. Il profitto per il profitto è obsoleto, come mostra Brunello Cucinelli.

“Il Pianeta ha risorse limitate ed esauribili. 

Non è più possibile reggere il processo produttivo perseguito fino ad oggi e l’ambiente non manca di farci pagare il conto.”

 

Questa la frase scelta per aprire il mio lavoro di Tesi di Laurea, conseguita presso l’Istituto universitario Salesiano IUSVE, che attraverso l’analisi del caso Brunello Cucinelli S.p.A ha avviato un primo approfondimento sulla riformulazione in chiave CSR delle logiche interne dell’impresa. 

Ho avuto la possibilità di percorrere un affascinante viaggio per analizzare le modalità di fare impresa in modo etico alla luce del tramonto dell’economia basata sulla logica del profitto per il profitto

Nel corso della stesura ho trovato sette professionisti del settore marketing e comunicazione che, grazie alle loro differenti prospettive, hanno illuminato la mia strada circa l’evoluzione del sistema moda post-COVID19 e hanno avvalorato l’approccio case-oriented dell’elaborato.

La tesi ha permesso di indagare una questione corporate e imprenditoriale da una prospettiva umanistica: la spinta propulsiva delle aziende a dare il proprio sostegno nella prima fase dell’emergenza COVID-19, durante la primavera 2020, ha reso lampante che non è più possibile un aut aut (per dirla in termini filosofici). È necessario infatti integrare marketing, etica ed estetica nell’industria della moda. Un cambio di rotta rispetto al modello economico basato solo sul profitto è possibile grazie a un “rinascimento” del concetto di marketing. Un approccio questo incentrato sulla creazione di valore per domanda e offerta che via via ha visto un impoverimento del suo significato, con la riduzione del marketing a un’azione di pura facciata, o peggio, a un’operazione spregiudicata. È bene superare queste posizioni introducendo una nuova visione del marketing, considerato che il paradigma che ha guidato il consumismo incontrollato e lo sfruttamento delle risorse è giunto al capolinea. Ecco che quindi farsi strada la scelta slow di molte aziende, caratterizzata dalla volontà di inserire il concetto di un etico vantaggio competitivo. Nasce da qui l’intento di rileggere lo scenario attuale tramite un approfondimento sugli slow brand, basato sul testo Slow Brand. Vincere imparando a correre più lentamentedi Patrizia Musso, per individuare il fil rouge che lega le azioni delle imprese virtuose.

Fonte: https://www.brunellocucinelli.com/it/

Per diventare uno slow brand bisogna coniugare le dimensioni di telling e doing in una perfetta sinergia: rilanciare la capacità di saper comunicare con il saper fare e il saper essere. Al tempo della velocità di Internet, del food delivery alla portata di un clic e delle riunioni aziendali da remoto, è necessario mantenere la brevità della tecnica ma adottare la dimensione del “prendersi il giusto tempo” nella strategia. Essere una slow factory vuol dire intessere legami a maglie sempre più strette con il personale che si fa brand Ambassador, ovvero diventa il principale promotore delle buone pratiche dell’azienda. 

 

Il caso Brunello Cucinelli come Slow Brand: verso un modello di “capitalismo umanistico”

Aderire ai valori di sostenibilità sociale, ambientale ed economica, in tempi non sospetti e quotare l’industria alla Borsa di Milano, immaginando di quotare la stessa “dignità umana”, hanno consentito a questa nota impresa italiana del cashmere di trasformarsi in un eccellente e riconoscibile marchio del lusso.

Fonte: https://www.brunellocucinelli.com/it/

Nel suo modello di impresa Brunello Cucinelli appiattisce le differenze remunerative tra operai e impiegati e offre stipendi leggermente superiori alle lavoratrici artigiane: sarte, ricamatrici, rammendatrici e maglieriste. Il ‘capitalismo umanistico’ si basa su alcuni capisaldi: non si può produrre qualità senza umanità, la centralità è l’animo umano di tutte le persone coinvolte nell’impresa, e infine l’ambizione di un giusto profitto e di una giusta crescita o ‘crescita garbata’ deriva dal ricordo d’infanzia del nonno, il quale, terminato il lavoro nei campi, implorava il cielo di mandare il giusto vento, il giusto sole e la giusta pioggia. 

Il sogno dell’impresa di Solomeo non solo testimonia un modello imprenditoriale di successo, ma è un caso eccellente di autobiografia imprenditoriale: l’industriale ha il merito di aver intrecciato, nelle pagine del suo libro, tutto il patrimonio intangibile dell’impresa. I manager, guidati solo da obiettivi di natura economica, spesso tra bello e utile hanno scelto il secondo perché compatibile con gli obiettivi di mercato, dimenticandosi dell’utilità dell’estetica in impresa. L’avvento della tecnologia digitale, di Internet e dei social network ha gradualmente causato l’ibridizzazione delle dimensioni online e offline. L’integrazione tra mondo fisico e realtà digitale ha plasmato l’ambiente ‘phygital’: è ormai difficile pensare a percorsi d’acquisto non intersecati con il web. La carta vincente del retail marketing per i brand del segmento lusso è la dimensione estetica, che deve essere cucita con una cura sartoriale sulla sagoma del brand.

Il caso aziendale Brunello Cucinelli S.p.A fornisce una lezione di vita e d’impresa perché è l’autentica prova che si può destinare al lavoratore un salario più alto della media e crescere in un anno del +8% in Borsa; si può dialogare di umanesimo e profitto con le migliori menti della Silicon Valley e fare della bellezza l’elemento fondante dell’impresa; il tutto mantenendo una sincera responsabilità verso il territorio e agendo una leadership etica e attenta al benessere dei dipendenti. 

L’umanesimo è la chiave della ripartenza della ‘nuova normalità’ a partire dalle quali i brand calibreranno le strategie comunicative future.

Fonte: https://www.brunellocucinelli.com/it/

A cura di

Francesca Marchese

Laureata con lode in Comunicazione grafica e multimediale, presso l’Università IUSVE di Venezia, durante gli studi ha nutrito un forte interesse per il mondo del branding e della comunicazione d’impresa. Frequenta il corso magistrale di CIMO, profilo Marketing Management, all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Durante il percorso triennale ha ricoperto il ruolo di Tutor all’interno di un Master Universitario di I°Livello in Web Marketing & Digital Communication. Scrive per un blog di digital marketing e branding e ha preso parte al progetto di TEDxUNICATT, all’interno dell’Ateneo milanese, di cui oggi è Lead Organizer.

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