Al Super Bowl la pubblicità tradizionale è ancora protagonista
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Al Super Bowl la pubblicità tradizionale è ancora protagonista
04/02/2014

Federica Lusenti, Redattore Junior di Brandforum.it
Si è appena conclusa la 48esima edizione del Super Bowl, lo spettacolo sportivo e artistico che tiene col fiato sospeso milioni di americani e non solo.

Il 2 febbraio 2014 si è disputata la 48° edizione del Super Bowl, la finale di campionato della National Football League, la più importante lega professionistica del football americano, uno degli sport più amati e praticati negli Stati Uniti.


Quest’anno al MetLife Stadium di East Rutherford, in New Jersey, si sono scontrati i Denver Broncos, vincitori dell'American Football Conference, e i Seattle Seahawks, campioni della National Football Conference, che hanno letteralmente stracciato i propri avversari.

 

Più di 80.000 spettatori allo stadio, milioni di telespettatori incollati al televisore in 180 paesi e in più, quest’anno, per la prima volta in assoluto, una folla di newyorkesi al “Super Bowl Boulevard”: un luna park esteso per 13 isolati, Times Square compresa, con studi tv aperti al pubblico e un campo sintetico per intrattenere i turisti con sfilate e giochi.

 

Il Super Bowl è atteso ogni anno con trepidazione da tutti gli americani, ma desta particolare  curiosità in tutto il mondo per l’aspetto artistico che lo caratterizza. Infatti non si tratta solo di un evento sportivo, ma anche di un importante evento mediatico. La finalissima della NFL viene ricordata per i costosissimi spot pubblicitari e le strepitose performance musicali ( per questa edizione Bruno Mars, Nicki Minaj e i Red Hot Chili Peppers ), che hanno animato l’Halftime Show creando un vero e proprio “show nello show”.

 

Il Super Bowl punta i riflettori su grandi brand, che per il “modico” prezzo di 4 milioni di dollari, e grazie alla creatività delle più importanti agenzie pubblicitarie, realizzano spot che rimangono nella storia della pubblicità. Basta ricordare lo spot di Apple “1984” che, oltre ad essere parte della vita dell’azienda per la presentazione del primo Macintosh, è un importante esempio di come la pubblicità tradizionale può avere un forte potere persuasivo e posizionare un brand/prodotto nella “top of mind” del consumatore.

 

Tanti i brand e i testimonial conosciuti, tra cui Bob Dylan per Fiat Chrysler Automobiles, David Beckam per H&M, Laurence Fishburne, il Morpheus di Matrix per KIA, il celebre quaterback Tim Tebow per T-Mobile, Bruce Willis per Honda, Arnold Schwarzenegger per Bud Light, ormai dichiarata birra ufficiale della NFL…e ancora Jaguar, Audi, Coca Cola, Squarespace, Jeep, Axe, Chevrolet, Microsoft e Pepsi, con uno spot pre-esibizione di Bruno Mars per catturare l’attenzione.

 

Diversi i temi affrontati, tanti i riferimenti alla guerra, ai conflitti mondiali e alla necessità di pace, l’importanza della sicurezza delle automobili, la celebrazione della nazione…forte impatto emotivo per alcuni, scenari surreali per altri. Alcuni spot si amano fin da subito, altri si guardano con poco interesse. Di tutti, però, si parlerà nei prossimi giorni e a distanza di tempo si vedrà quali sono stati effettivamente apprezzati dal pubblico e quali hanno apportato un incremento delle vendite.

 

Come sempre nei giorni antecedenti l’evento i rumours popolano il web. Anticipazioni e polemiche guadagnano la scena grazie a blog e social networks che giocano un ruolo chiave nelle logiche di condivisone dei contenuti. Secondo YouTube sono più di 17 gli inserzionisti pubblicitari che hanno pubblicato l'intero spot o i video teaser del Super Bowl 2014, contro i circa 13 dello scorso anno.
I video sono stati guardati oltre 17,5 milioni di volte in totale e le ricerche su Google per la parola chiave "spot Super Bowl" sono aumentate. È evidente come il legame esistente tra evento televisivo e condivisione/discussione su internet sia ormai consolidato e fondamentale nelle strategie di marketing per favorire il successo di una campagna.


La viralità dei video è in continua ascesa: le visualizzazioni/condivisioni post evento sono altissime ma, anche prima del big match, i brand che hanno pubblicato i video/teaser su YouTube, consapevoli delle potenzialità della rete, hanno ottenuto e goduto di un’ottima visibilità.
Cito due casi, i più noti. Il primo è “Puppy Love” di Budweiser, che mostra una tenera amicizia tra un cagnolino e un cavallo, coerentemente al concetto “being buddies” (essere amiconi), spirito del brand, puntando sulla leva emotiva.


Il secondo caso, nel mirino delle polemiche, è lo spot di Sodastream con l’attrice Scarlett Johansson, censurato a causa della frase “Sorry Coke and Pepsi” che viola le regole riguardanti le pubblicità comparative negli Stati Uniti.

 

Lo spot dell’azienda israeliana, leader nella preparazione delle bevande gassate, anche se non trasmesso al SuperBowl, è diventato virale fin da subito. Una volta resa nota la notizia della censura, il video, postato su YouTube, ha ottenuto  oltre due milioni di views in pochissime ore. Proprio l’attrice americana nella parte finale dello spot si chiede quale possa essere il modo migliore per renderlo virale..la risposta è stata immediata.


Quella che a primo acchito potrebbe sembrare una forte violazione delle regole pubblicitarie, sembra essere invece una strategia studiata a tavolino per rendere ancora più impattante lo spot (anche se i problemi legati al brand e alla sua gestione non sono passati del tutto sotto silenzio…pare infatti che il ruolo di testimonial della nota star per Sodastream sia stato dichiarato incompatibile con il ruolo di ambasciatrice per Oxfam Global, gruppo umanitario internazionale con il quale ha collaborato negli ultimi otto anni ma con cui ha avuto divergenze di opinione sull’occupazione israeliana in Cisgiordaniai ).

 

Certo è che il Super Bowl rimane un’importante vetrina per rendersi visibili a milioni di persone in pochissimo tempo e il web ne è il miglior supporter.
Se la pubblicità tradizionale televisiva sta perdendo colpi, a causa del poco coinvolgimento e del basso impatto sui consumatori, quella trasmessa al Super Bowl è tutt’altro che noiosa: gli spot sono unici, creativi, originali, sorprendenti, perché è così che deve essere e che il pubblico si aspetta.
Sono anche una leva d’interesse per allungare e mantenere nel tempo il legame con gli spettatori/consumatori, in una logica di SlowBrand che sta sempre più conquistando anche brand europei ed italiani.


Singolare al proposito il caso Maserati che ha presentato proprio al Super Bowl, e per la prima volta, la nuova Ghibli con uno spot televisivo di 90 secondi. Si intitola 'Strike' e parla di duro lavoro, svolto con abilità, dedizione e impegno, una storia interpretata da una giovanissima attrice americana, già candidata all’Oscar, che ha incantato il pubblico del MetLife Stadium. 


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i la fabbrica principale di Sodastream si trova proprio in un insediamento israeliano, considerato illegale dalla comunità internazionale e condannato da diverse Ong, tra cui Oxfam .

A cura di

Federica Lusenti

Redattore Senior
Social Media Manager Assistant

Collabora con Brandforum da settembre 2013.

Dopo aver concluso con lode la laurea triennale in Scienze Linguistiche presso l'Università Cattolica di Milano con una tesi sulla comunicazione digitale dei luxury brands, a luglio 2014 ha conseguito con lode la laurea magistrale in Comunicazione per l'impresa, i media e le organizzazioni complesse, con una tesi sperimentale sulla misurazione della brand awareness sui canali digitali.

Nell’estate 2012 ha partecipato al Summer Program in Public Speaking, Interactive Marketing & Event Management presso la Boston University e nell’estate 2013 a quello in Social Media Marketing presso la Michigan State University.

Appassionata di marketing e comunicazione digitale, ha lavorato come Social Media Manager in alcune importanti agenzie di comunicazione milanesi. Attualmente è Corporate Social Media Specialist in Luxottica.

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