Oggi più che mai, nel flusso incondizionato di messaggi, attività, trend e involuzioni socioeconomiche a cui ogni consumatore è sottoposto, emerge la tendenza nel mondo del branding di innestare “nuovi tempi in nuovi spazi, più a misura d’uomo”. Si tratta di strategie e progetti capaci di introdurre una efficace diluizione dei tempi di contatto con i propri stakeholder finalizzata alla creazione di nuove e più durature relazioni anche di business. Agli spot rapidi, d’impatto e orientati esclusivamente alla vendita di un prodotto si affiancano sempre più contenuti brandizzati (di lunga durata) che intrattengono e che sono capaci di svelare altresì dimensioni valoriali, invitando a riflettere su tematiche sempre più sfidanti come ad esempio la sostenibilità. Quest’anno abbiamo cercato di fare luce su come qualsiasi brand, dalle grandi multinazionali alle PMI, possa sviluppare una strategia slow offline (ma anche online) e che attraversa varie generazioni di consumatori, dai Boomers alla Generazione Z.
Le stesse organizzazioni si stanno ripensando, anche alla luce del mutato e mutevole contesto odierno: i temi di benessere individuale e sociale sempre più al centro della nostra attenzione si riversano ormai anche nel mondo lavorativo. L’azienda, senza dimenticare la ragione economica sottostante che la muove, deve per forza trasformarsi in un luogo di relazioni fra persone.
Il concetto di Slow Brand, creato dal nostro Direttore Patrizia Musso nel 2013 all’interno dell’omonimo volume, si confronta oggi con una presa di coscienza divenuta necessaria nel mondo del branding (anche alla luce del contesto post Covid-19 che stiamo vivendo) dove i vari touchpoint con i consumatori devono possedere alcune delle seguenti caratteristiche:
1. Innovative campagne pubblicitarie diventano portavoce di valori, visioni e progetti comunicativi commerciali affini a logiche di CSR (Slow Advertising);
2. Singolari punti vendita costruiscono relazioni di qualità e di lungo periodo con vari stakeholder, anche tramite la transmedialità (Slow Spaces);
3. Nuovi spazi digitali costruiscono contenuti in stile long form, in controtendenza alla storica logica fast di internet; i cortometraggi digitali intrattengono o informano su temi salienti del vivere contemporaneo (Slow Web);
4. Coraggiose gestioni dei brand: dalla sede aziendale che diventa piattaforma relazionale per instaurare un rapporto unico e più duraturo con i dipendenti, a iniziative confinanti con il mondo del welfare aziendale dove l’esigenza/interesse/benessere dei dipendenti vengono messi al centro di attività/servizi e azioni di comunicazione (Slow Factory, guidate da abili Slow Boss).
A partire da questi concetti, nel 2015 nasce lo Slow Brand Festival, evento ideato da Patrizia Musso insieme alla redazione di Brandforum e in collaborazione con l’Associazione L’Arte del Vivere con Lentezza Onlus, fondata da Bruno Contigiani.