Il loto e la mela
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Il loto e la mela
22/09/2014

Fausto Napolitano, digital strategic planner, Guest di Brandforum.it
Dalle trattative con China Mobile fino alla presentazione dell’iPhone 6 e iPhone 6 plus: analisi degli step seguiti da Apple per inserirsi nel mercato cinese.

Il loto inizia la sua vita nel fango. Il suo seme si radica sul fondo della palude, in acque torbide, ma quando lo stelo arriva fino alla superficie il baccello emerge ed il fiore si apre, mostrandosi profumato e delicato. I semi, durissimi, possono rimanere "in quiescenza" e germogliare anche dopo decenni.

 

Il primo seme di loto della Apple fu piantato nel 2009, quando Steve Jobs iniziò la trattative con China Mobile, il primo operatore di telecomunicazioni in Cina (e primo brand cinese http://thestorewpp.tv/China50) per l'introduzione dell'iPhone nella "mainland", la Repubblica Popolare Cinese. Obiettivo ghiotto era scavare a piene mani dal bacino di utenza dell'operatore: circa 700 milioni di utenze (AT&T negli USA ne fa circa 100mln), bacino che lo rende l'operatore più grande al mondo.

 

Il seme però non germogliò; nessuno dei due colossi che si affrontavano all'epoca volle cedere. In particolare a Jobs non andava giù il controllo che China Mobile voleva imporre sui proventi dell'App Store. (http://www.zdnet.com/blog/btl/china-mobile-iphone-talks-break-down-apple-now-eyeing-no-2-carrier/12908).

 

Ma gli anni passano e, con la morte di Jobs, un altro seme viene piantato da un Tim Cook meno rigido l'11 settembre 2013, dopo qualche viaggio in Cina e con il primo evento Apple al World Trade Center di Pechino, seguito pochi mesi dopo dalla chiusura dell'accordo con China Mobile.

 

All'evento riservato ai media Cinesi, quel giorno vennero presentati l'iPhone 5c (Per cosa stava la c? coloured? cheap? China?) e l'iPhone 5s. Il primo con una scocca colorata in policarbonato, più economico da produrre, che sostituiva l'iPhone 5 e strizzava l'occhio sia ai ragazzi che non avevano ancora un iPhone sia al gusto Giapponese e al mercato Cinese. Il secondo in metallo e vetro, chiaramente non per tutti – anzi – per una nicchia.

 

Le aspettative del 5c erano quelle di avere un iPhone "economico". La cosa però non quadra; cosa sarebbe successo se avessimo avuto un iPhone economico? Brand equity: sarebbe sicuramente stato un successo per il primo anno – indubbiamente – ma dopo Apple non sarebbe più stata considerata un brand "di lusso", con conseguenti cali di vendite. iPhone in Cina è infatti considerato un prodotto esclusivo; gli iPhone 5s "oro" vennero comprati e finiti nel giro di poche ore dopo l'inizio delle vendite.

 

Accontentarsi di una nicchia, anche se ricca, però non è abbastanza. Apple deve inserirsi nel mercato Cinese ed essere al pari dei suoi competitor: Samsung, Lenovo, Yulong, ZTE, Huawei e la "new entry" Xiaomi, che punta molto sull'interfaccia utente ma ad un prezzo notevolmente più basso della media. Gli smartphone da 5" e più, rappresentano il 39% nel "mainland" cinese ed il 43% in Asia Pacifica. Prediligono giochi, video e molto testo, ed uno schermo più grande si addice di più a questo tipo di utilizzo. (http://www.canalys.com/newsroom/third-smart-phones-shipped-q1-had-5-plus-displays)

 

Se fosse solo un produttore di hardware, Apple avrebbe di che aver paura, ma sappiamo che non è così; l'interfaccia del sistema iOS e l'esperienza utente non hanno pari. Il posizionamento è unico, quindi tutto quello che deve fare Apple per penetrare il mercato asiatico è allargare il suo display come quello dei competitor, senza però tralasciare il suo attuale target, che in Europa predilige un telefono che sia ancora maneggevole e tascabile.

 

Eccoci quindi giunti alla presentazione dell'iPhone 6 e iPhone 6 plus. Il seme è germogliato, con un display da 5,5" per il mercato asiatico ed uno più piccolo per tutti gli altri, emergendo dal caos e dal fango del mercato degli smartphone.
L'iPhone viene presentato con un fiore di loto come sfondo; un simbolo della cultura asiatica e buddista, un prodotto bello e delicato, che ora ha tutti i numeri per sbaragaliare la concorrenza.

 

 

Fausto Napolitano, nato a Napoli, digital strategic planner freelance. Si occupa di management e scelte strategiche relative alla presenza e alle attività sulla Rete di enti, aziende e non-profit. http://fnapolitano.com hello@fnapolitano.com

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Fausto Napolitano

Nato a Napoli, digital strategic planner freelance. Si occupa di management e scelte strategiche relative alla presenza e alle attività sulla Rete di enti, aziende e non-profit. http://fnapolitano.com hello@fnapolitano.com

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