Cantine Casabella a Vinitaly tra tradizione e apertura verso l’estero
Brand in Italy
Cantine Casabella a Vinitaly tra tradizione e apertura verso l’estero
24/04/2014

Paola Tanzi, Network di Brandforum.it
Concluso Vinitaly con successo, il mercato vitivincolo del nostro Paese tira le somme di un anno positivo nonostante abbia risentito molto della crisi globale. Soddisfatti e orientati verso mercati esteri ci raccontano la loro strategia Cantine Casabella.

Alla fine della 48° edizione del Vinitaly sono poche le cantine che, in un anno ancora legato alla crisi del mercato globale, possono dirsi soddisfatte. E per la maggiore lo sono quelle che guardano ai nuovi mercati, quelli esteri ed orientali soprattutto.

 

Numeri alla mano – di pochi giorni fa il dato relativo all’export italiano del 2013 pari ad un +10% – anche la realtà di Castell’Arquato, dal 2007 improntata verso il mercato estero ha raggiunto risultati entusiasmanti, conquistando il quinto continente di esportazione con il raggiungimento della Nuova Zelanda, un mercato rinomato per la produzione, ampia ed autoctona, di vino.

 

Un passo decisivo, che rende sempre più internazionale la mossa strategica di una cantina ancora legata alla tradizione locale della realizzazione dei vini, ma che guarda alla produttività con un’innovazione dinamica e competitiva: 6 milioni e mezzo sono le bottiglie uscite dal comparto Casabella nel 2013, di cui più di 4 milioni rivolte all’export.


Un brand che ha spento al Vinitaly la centesima candelina, con un’etichetta celebrativa, in edizione limitata, quella della “Duca di Ferro Mont’Arquato 2010”, gutturnio doc riserva, che è stato insignito proprio quest’anno, dopo vari riconoscimenti italiani ed internazionali, del premio speciale “Denominazione di Origine 2014”. Un riconoscimento che sdogana definitivamente la produzione delle Cantine Casabella.


L’intervista al direttore Gianfranco Rossi è una panoramica sul mondo vitivinicolo, che porta i brand italiani nel mondo con grande successo, con uno sguardo alla realtà piacentina, che sta emergendo tra le tipicità.

 

Si è appena concluso l’appuntamento con Vinitaly: come è andata a livello commerciale?
Stupendamente. Abbiamo avuto contatti molto positivi da ogni parte del mondo. E, come sempre del resto, vi è stata una presenza qualificata nell’approccio del prodotto e nella comprensione dello stesso. Il vino italiano è ancora un ottimo biglietto da visita.

 

Casabella ha vinto un premio rinomato, la “Denominazione di Origine 2014” per il gutturnio doc riserva “Duca di Ferro Mont’Arquato 2010”. Cosa rappresenta?
Per noi è un punto di partenza. Siamo contenti del livello raggiunto: lo stesso premio l’anno scorso era già stato vinto da un’altra cantina. Questo significa che abbiamo lavorato bene e che dobbiamo proseguire puntando sui nostri prodotti.

 

Manca poco più di un anno all’appuntamento con Expo2015. Come si sta muovendo il comparto vitivinicolo?
È un appuntamento molto importante per il settore agroalimentare italiano. Purtroppo ancora confuso nell’organizzazione reale: non è ancora dato sapere come saranno gestiti i padiglioni ad esempio. Le organizzazioni si stanno muovendo al meglio: speriamo quindi tutto possa coordinarsi e funzionare per non perdere questo appuntamento con il mondo.

 

Parlando di mondo, Casabella ha raggiunto un mercato internazionale. Quali sono stati i punti trainanti di questo percorso?
Senza dubbio il prodotto, che si presenta con un ottimo rapporto qualità-prezzo, un elemento decisivo per questo mercato. E poi la rete avviata dagli export manager che, conoscendo benissimo il mercato ed i vini, riescono a contattare e motivare gli importatori più qualificati del settore.

 

Il vino è ancora una bevanda “popolare” o è già divenuto prodotto di nicchia?
Dobbiamo fare una distinzione. Alcune tipologie di vino sono ancora, e forse lo resteranno, bevande popolari. Un esempio è il lambrusco, che è risultato il vino più venduto e che è tradizionalmente presente anche sulle tavole degli italiani. Inoltre proprio la tipologia italiana e l’emiliano-romagnolo possono rientrare in questo contesto di popolarità. Ma è altresì vero che determinati prodotti italiani, e tra questi segnalo i piacentini, si stanno ponendo verso settori di nicchia di alta qualità, più pregiato se vogliamo, in cui poniamo vini fermi. Ne è un esempio il “Duca di Ferro” che arriva a soddisfare i palati più esigenti.

 

A tenere banco sui mercati negli ultimi anni è la crisi economica. Ha colpito anche il vostro settore?
Certo. Non tanto sulle vendite, quanto sul supporto, già scarso, con le istituzioni. Il settore del vino ha bisogno di questo per sviluppare ulteriormente la sua presenza sul mercato.

 

Quale potrebbe essere la strada percorribile per uscire da questo empasse?
Per noi è necessaria la presenza delle istituzioni. Un supporto reale delle banche e da parte del Ministero degli Esteri, semplificando la procedure e permettendoci di velocizzare le varie azioni e mansioni. Sino ad oggi siamo stati supportati esclusivamente dall’OCM (Organizzazione Comuni dei Mercati agricoli), unico aiuto concreto. Ma non può bastare.

 

Packaging e comunicazione: due fattori determinanti per il mercato. Come si muove Casabella?
Due fattori che si completano determinando la nostra presenza sul mercato con prodotti ben visibili. Non basta più la qualità, anche l’occhio vuole la sua parte. La Tv negli anni Cinquanta ha cambiato il nostro modo di interagire con il mercato; internet ha fatto lo stesso in tempi più recenti. È necessario oggi avere un sito, curato ed aggiornato, essere sui social network, interagire con le persone, creare eventi di apertura verso il cliente, mostrando come lavori. In questo contesto Casabella, prima dello sbarco al Vinitaly, ha deciso di realizzare un’anteprima sul territorio. Un incontro di porte aperte, che celebrasse il centenario, che presentasse il nostro prodotto e che dimostrasse, con la visita guidata in cantina, come lavoriamo. Un successo, coronato dalla notizia del premio “Denominazione di Origine” proprio al vino che avevamo scelto per il anniversario.

 

Paola Tanzi. Giornalista  e ricercatrice storica. Studentessa del Corso “Storytelling e social Media Marketing” (Profssa Maura Franchi) presso il Master in Web Communication e Social Media all’Università degli Studi di Parma (a.a. 2013/2014). E-mail: tanzipaola@alice.it

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