Mutamento e trasformazione urbana: il punto di vista della Sociologia
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Mutamento e trasformazione urbana: il punto di vista della Sociologia
25/10/2018

Alessandra Olietti, Redattore Senior di Brandforum.it – in collaborazione con Maddalena Esteri e Mirko Olivieri – Redattori CIMOinfo
Si ringraziano le Proff.sse Ivana Pais e Cristina Pasqualini, Sociologhe – Università Cattolica del Sacro Cuore.

Per la redazione di questo paper si ringraziano le Proff.sse Ivana Pais e Cristina Pasqualini, Sociologhe dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, che ci hanno permesso di vedere la città di Milano con occhi nuovi.

 

 

Come stanno cambiando le città in cui viviamo e quanto influiscono sull’agire sociale dei loro abitanti? Con questa premessa si è svolta “Mutamento e trasformazione urbana: città, comunità, consumi”, un’iniziativa inserita all’interno della Settimana della Sociologia 2018 (#WeekSoc2018).

 

 

Nello specifico si è trattato di un momento di confronto promosso in forma congiunta dai Dipartimenti di Sociologia dell’Università Cattolica, dell’Università degli Studi di Milano, dell’Università degli studi di Milano Bicocca insieme al Comune di Milano, nell’ambito del tavolo City School (#cityschoolmi) finalizzato a mettere in rete conoscenze e competenze sulle periferie.

 

 

L’importanza del dialogo e della collaborazione
Il convegno iniziale, dal taglio più istituzionale, ha fatto emergere come nell’epoca storica in cui viviamo sia fondamentale consolidare il dialogo tra le scienze sociali e la comunità (con le sue istituzioni) per dare valore alla città. La motivazione è riscontrabile nello speech di Roberto Zoboli (Delegato rettorale al coordinamento e alla promozione della ricerca scientifica, Università Cattolica del Sacro Cuore) che ha sottolineato come "siamo in un cambiamento d'epoca, non in un'epoca di cambiamenti dove la città deve affrontare grandi trasformazioni e challenge".

Come porsi quindi di fronte a questa sfida? Centrale è senza dubbio avere un contatto diretto con la realtà, leggerla e saperla interpretare per poter portare così alla messa in atto di soluzioni efficaci che diano effettivo valore aggiunto, in ascolto dei mutamenti in atto. Tra questi, come emerso dai dati Istat presentati da Sabrina Prati (Direzione centrale per le statistiche sociali e il censimento della popolazione dell’Istat), emergono nuovi assetti demografici come l’aumento della "celibitudine", delle coppie non sposate con figli, e delle unioni civili. Va da sé che nascono parallelamente nuove richieste – anche in termini di consumi e stili di vita, come ha spiegato Roberta Sassatelli, Dipartimento di Scienze sociali e politiche dell’Università degli Studi di Milano – nonché di modalità di vivere le città, ben esemplificati dalla perdita di interesse verso l’auto di proprietà.

 

(Ph. Brandforum.it)

 

 

Da on a offline, la socialità diventa pratica virtuosa

Tutti questi cambiamenti sono il frutto del nuovo rapporto tra tecnologie e socialità. Si parla, infatti, sempre più spesso di come la #solitudine sarà parola chiave delle dinamiche sociali del futuro in quanto la popolazione si trova a stretto ed esclusivo contatto con i propri smartphone, limitando di fatto le relazioni dirette con gli altri e isolandosi di conseguenza. In realtà, come emerso, questa paura può essere scongiurata in quanto i nuovi device tecnologici hanno, di fatto, portato ad un nuovo modo di intendere la comunicazione attuale che – seppur abbia una forte impronta digitale – conduce ad un riscontro pratico ed effettivo offline.

Ne è un esempio lo spaccato del Comune di Milano: dai dati Istat emerge, infatti, un aumento della partecipazione culturale (che coinvolge il 55% della popolazione), sociale (32%), civica e politica (76%). Questa voglia di socialità “reale” è confermata dalla nascita delle Social Street, un fenomeno che si sviluppa inizialmente online, in ottica di collaborazione degli abitanti di uno stesso quartiere, ma che molto spesso trova poi riscontri pratici offline, per portare cambiamenti effettivi nelle comunità.

 

(Ph. Brandforum.it)

 


Abbiamo avuto modo di comprendere come solitamente uno dei motivi che porta alla nascita di queste associazioni è la questione sicurezza: al proposito Sonia Stefanizzi (Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Milano Bicocca) ha esposto alcune ricerche in cui emerge un gap sostanziale tra rischio effettivo e rischio percepito; per questo risulta necessario stimolare la partecipazione attiva degli abitanti nella vita di quartiere, favorire il controllo sociale diffuso, per mettere un freno sia al diffondersi della micro criminalità, sia alle percezioni errate, e parallelamente favorire lo scambio di esperienze virtuose.

Con questo spirito partecipativo, Ivana Pais e Cristina Pasqualini (Dipartimento di Sociologia Università Cattolica del Sacro Cuore) sottolineano come si stia assistendo alla nascita di molteplici tipologie di comunità: collaborative, di brand, virtuali, comunità di pratica… Fino appunto alle Social Street e alle pratiche di Sharing Economy, dove il possesso di un bene viene sostituito dal suo utilizzo condiviso solo nel momento dell’effettivo bisogno. Se pensiamo alle nostre città, basta guardarsi attorno per vedere come siano aumentante queste forme di economia partecipativa: bike e car sharing, house sharing, …

 

(Ph. Brandforum.it)

 


Le passeggiate etnografiche
Per non lasciare queste riflessioni rinchiuse tra i muri della teoria, #WeekSoc2018 ha proposto ai partecipanti di vedere con i propri occhi come i mutamenti sociali influiscano nel concreto sulla quotidianità degli abitanti delle città e sulla conformazione urbana: sono infatti state organizzate due “passeggiate etnografiche”, guidate da ciceroni locali, in zona San Gottardo-Chiesa Rossa (in collaborazione con la social street San Gottardo-Meda-Montegani) e a NoLo (Nord Loreto), con NoLo Social District.

 

(Ph. Brandforum.it)

 


Camminare per la città, prestando attenzione a chi la vive e alle sue peculiarità, è stato importante per capire come si stia trasformando: abbiamo visto come la zona dei navigli milanesi sia stata riqualificata portando ad una diminuzione della criminalità in senso ampio, ad un incremento del valore delle abitazioni in zona ma anche ad un conseguente aumento della movida con le sue conseguenze; inoltre abbiamo potuto vedere come un semplice bar (Rab e Portineria14), grazie ad associazioni attive sul territorio, si possa trasformare sia in un luogo di incontro per integrazione sociale, sia parallelamente in luogo di supporto pratico (corsi e laboratori, sportello WeMi del Comune di Milano per favorire il volontariato e la messa in rete di opportunità lavorative, servizio di portineria basato sulla reciproca fiducia).

 

(Ph. Brandforum.it)

 

 

Ci siamo poi addentrati alla scoperta degli orti urbani (Parco Segantini) e dei giardini pubblici gestiti dai privati (Conchetta Verde), per riqualificare e bonificare le zone interessate e aumentare la partecipazione attiva e collaborativa; non è poi mancata una visita alle aree “delicate” con i problemi di integrazione sociale (Via Gola) in cui gli abitati si stanno mobilitando per riprenderne il controllo ed evitare che il quartiere – vicino alla movida milanese – si lasci vincere dal degrado.

 

(Ph. Maddalena Esteri)

 


Anche la passeggiata a Nord di Loreto, accompagnati dalle guide di NoLo Social District, ci ha permesso di scoprire iniziative votate all’integrazione del vicinato e al soddisfacimento dei suoi bisogni: si tratta per esempio di Hug, spazio di smart working nato da un’ex fabbrica di cioccolato che, oltre al fascino della location, offre al quartiere tavoli per lavorare e un locale di ristoro, ma che comprende nel suo statuto (http://hugmilano.com/statuto-hug/) anche “la promozione e la facilitazione delle iniziative volte all’integrazione delle diverse componenti del tessuto sociale” e “la divulgazione del concetto di turismo sostenibile attraverso escursioni, tour, workshop”, oltre a tante altre nobili iniziative. La scoperta di NoLo è proseguita passando dal primo campus di Talent Garden aperto a Milano, che si promuove come “punto di riferimento per community di innovatori, web agency, freelance e startup”, per poi sbucare in Via Pontano.

 

(Ph. Maddalena Esteri)

 

 

È proprio in questa via che nel 2016 è stato creato OUT, chiamato anche “il museo a cielo aperto”: un coloratissimo percorso espositivo di street art sui muri del Comune di Milano che richiama gli spazi graffitati delle grandi metropoli europee. Non tutti i partecipanti alla passeggiata sapevano che a NoLo è presente anche uno spazio molto verde: si tratta degli Orti di Via Padova, che sono proprio degli spazi condivisi dove vengono coltivati veri e propri ortaggi e che sono nati da un’iniziativa di Legambiente Reteambiente Milano nel 2014, tuttora gestiti da volontari. Terminata la visita degli Orti di via Padova, la nostra guida ci ha accompagnati al Mercato Comunale di viale Monza, che rappresenta uno dei primi mercati coperti di Milano. La galleria commerciale, infatti, è stata costruita nel 1933 e si sviluppa su tre navate in cemento armato di impronta chiaramente razionalista. Per chiudere poi la visita in piazza Morbegno, dove nuovi spazi di socialità per giovani stanno contrastando una tradizione di degrado.

 

(Ph. Maddalena Esteri)

 

Se volessimo riassumere la “nostra” #WeekSoc2018 attraverso l’utilizzo di alcune keyword, potremmo sicuramente utilizzare: socialità, reciprocità, trasformazione sociale, scambio di beni e servizi, legami forti, rispetto, relazioni, fiducia sistemica, unione tra motivazioni espressive e strumentali… Tante etichette che ci fanno comprendere come le trasformazioni urbane siano in forte rapporto di reciprocità con i mutamenti sociali, studiarli e saperli riconoscere, porta senza dubbio ad una maggior facilità nel poter poi mettere in atto attività concrete che portino reale valore aggiunto alla comunità, intesa a 360°.

 

Per un racconto fotografico dell'evento, visitate il nostro profilo Pinterest: https://www.pinterest.it/brandforum/weeksoc2018-settimana-della-sociologia-2018/

 

A cura di

Alessandra Olietti

Redattore Senior 

Project Manager Eventi

Collabora con Brandforum da gennaio 2012

Forte interesse per la scrittura sul web e sui social, nonché per il mondo del brand, in particolare per le strategie comunicative applicate al business turistico. Su questa tematica nel 2018 ha scritto un libro per FrancoAngeli - "Turismo digitale. In viaggio tra i click" - con Patrizia Musso.

Dal giugno 2015 collabora nell'organizzazione di Slow Brand Festival, un appuntamento annuale - ideato dal Direttore di Brandforum - dedicato alle riflessioni sul fenomeno Slow in Italia. 

Si è laureata con lode presso l’Università Cattolica di Milano con una tesi magistrale sulla comunicazione aziendale attraverso gli spazi, riletta alla luce delle teorie dei media digitali e del marketing esperienziale. Attualmente è Docente a contratto presso il medesimo ateneo, nonché formatore e consulente aziendale

In Università Cattolica è inoltre Career Adviser (CIMO. Comunicazione per le imprese,i media e le organizzazioni complesse) e Coordinatore dell'International Master in Cultural Diplomacy.

Oltre alle attività accademiche, si occupa di Coordinamento Media e Marketing per Alchemilla Cooperativa Sociale  in relazione al progetto "Artoo. L'arte raccontata dai bambini", una start up innovativa che propone un modo nuovo di avvicinarsi all’arte, promuovendo l'autoralità e il protagonismo culturale dei bambini anche in età prescolare.

Nel tempo libero cucina, legge e appena può scappa tra i monti.

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