Clio Zammatteo, in arte ClioMakeUp, si racconta a Brandforum.it
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Clio Zammatteo, in arte ClioMakeUp, si racconta a Brandforum.it
11/06/2013

Patrizia Musso, Direttore e Daniela Compassi, Redattore Senior Brandforum.it
Continua il nostro viaggio nell’universo over 30 alla scoperta di nuove idee imprenditoriali di successo, idee coraggiose spinte da un’energia positiva. Questa volta tocca a Clio Zammatteo, meglio conosciuta come ClioMakeUp, che ci racconta come tutto ebbe inizio.

Continua il nostro viaggio nell’universo over 30 alla scoperta di nuove idee imprenditoriali, di storie coraggiose di successi e volontà, storie di energia positiva come quella nata quasi per gioco oltreoceano nel silenzio di una piccola stanza in un modesto appartamento della Grande Mela, dove un computer e una connessione (quella che muove il mondo e le persone) ha dato vita a un fenomeno mediatico amato da milioni di ragazze in tutta Italia: il fenomeno ClioMakeUp.


Noi di Brandforum.it l’abbiamo intervistata per voi. Ma il vero racconto della nascita della make up artist più amata del web e del successo di Clio Zammatteo lo vivremo giovedì 13 giugno al Punto Enel di Milano durante l’evento #energicaMENTE  attraverso le parole della sua communication manager Elena Dominique Midolo.

 

Quando è nata la tua passione per il trucco?


La mia passione per il trucco è nata intorno ai  12-13 anni quando ho iniziato a truccarmi ma è solo verso i 15 anni che è “esplosa” diventando una vera e propria passione. Nonostante la giovane età compravo tantissimi trucchi. Mi ricordo che ero la ragazza della classe che possedeva più trucchi in assoluto, anche se alla fine non li usavo, mi piaceva e mi piace tutt’ora collezionarli. Posso dire che la mia è stata ed è più che altro una passione per il prodotto. Il piacere di truccare e di truccarmi è arrivato solo dopo, verso i 17-18 anni quando truccavo tutte le mie compagne di classe.

 

Quando hai capito che il make up sarebbe diventato il tuo futuro?


In realtà ho capito che il make up sarebbe diventato il mio futuro all’incirca 4 anni fa. Quando sono arrivata a New York e ho iniziato a frequentare la scuola per make up artist non avevo ancora capito fino in fondo che questa sarebbe stata la mia strada. E’ un po’ come quando si sceglie un’università, non è detto che alla fine il tuo percorso di studi sia il tuo futuro; si inizia perchè c’è la passione, c’è la voglia di sperimentare e mettersi in gioco ma non si è sicuri al 100% che quella sia la propria strada. Nel mio caso mi sono accorta che il make up sarebbe diventato parte integrante della mia vita quando ho visto che le cose che facevo cominciavano a piacere.

 

Come e dove è nata l’idea di aprire un canale dedicato al make up su YouTube?


L’idea di aprire un canale YouTube dedicato al make up è nata qui in America. Negli Stati Uniti esistevano già 5 anni fa canali in lingua inglese e spagnola dedicati al make up mentre non c’era niente di simile in Italia e da qui è germogliata l’idea di aprire un canale in lingua italiana per le ragazze italiane. L’idea è nata dalla voglia di lanciarmi, di provare e di condividere le mie esperienze; è nata dalla voglia di sperimentare e far conoscere nuove marche di cosmetici che ho scoperto solo una volta arrivata in America e che in Italia a quell’epoca non c’erano. Trovavo assurdo che nel nostro Paese ci fossero così pochi brand di cosmetici rispetto a quelli che invece c’erano in America.

 

All’inizio immaginiamo sia stata dura, quando ti sei accorta che invece avevi delle “seguaci”?


Non direi che all’inizio è stata dura perché è nato tutto come un gioco, non avevo molto riscontro e non investivo più di tanto in questa avventura, quando ho aperto il mio canale non ho pensato che mi potesse portare chissà quali successi; era dura solo il fatto che dovevo mettermi davanti alla telecamera per fare i video. All’inizio mi ricordo che mi vergognavo tantissimo perché sono una persona molto timida, però piano piano grazie soprattutto al passaparola e ai primi mesi di duro lavoro le ragazze che vedevano i miei tutorial sono passate da dieci a cento e poi mille in poco tempo e la paura è passata. Ed è qui, dopo un anno dall’apertura del mio canale che per la prima volta che mi sono accorta di avere delle persone che mi seguivano. Mi sono resa conto che tutto questo era reale nel settembre 2009, alla presentazione del mio primo libro edito da Rizzoli Clio Make-up: la scuola di trucco della regina del web, quando ho visto 400/500 persone venute appositamente per quell’evento. Ecco lì mi sono resa conto che c’era un seguito, che c’erano persone vere in carne ed ossa che mi seguivano.

 

Come vivi la tua popolarità offline?


La vivo bene. Prima di tutto perché vivo a New York  e qui non sono popolare, sono una persona normalissima. Quando invece torno in Italia devo dire che le persone mi riconoscono di più; devo dire che quando le ragazze mi riconoscono mi fa piacere perché quando mi incontrano mi trattano sempre in modo molto carino a familiare. Spesso all’aeroporto mi succede una cosa molto simpatica, mentre passo per andare a fare in check-in sento una ragazza che dice: “Ciao Clio!”. Queste cose mi fanno sempre sorridere perché penso a quanto sia strana la vita, ad un tratto sembra quasi che io abbia milioni di amiche in giro per il mondo.

 

Cos’è cambiato da quando costruivi i tuoi tutorial davanti alla webcam di casa?


E’ cambiato ben poco perché ancora adesso faccio i miei tutorial davanti alla webcam di casa, che in realtà non è mai stata una webcam ma una telecamerina. Ho provato a fare video-tutorial più professionali in studio per delle collaborazioni ma l’unico modo per sentirmi veramente me stessa è quando sono nella tranquillità della mia casa, quando sono sola immersa nel mio mondo. Questa sono io ed è questo che piace alla gente no?

 

Com’è cambiata la tua vita? Ti senti “cambiata” dal successo?


L’unica cosa che è cambiata nella mia vita è che rispetto a prima, adesso, lavoro tantissimo ma ho un lavoro talmente variegato, faccio cose talmente diverse tra loro che non mi annoio mai. Avendo costruito una cosa così grande sia online che offline lavoro tantissimo dalla mattina alla sera spesso senza week end e mi capita anche di trovarmi a mezzanotte ad editare video a scrivere idee. La quantità di lavoro, questa è l’unica cosa che è cambiata. Non posso dire che mi sento completamente realizzata. Se si riesce a guadagnare un minimo di popolarità e di successo bisogna lavorare sodo per mantenerlo, nulla è dato per scontato.

 

Se nel guardaroba di una donna non deve mai mancare un tubino nero, cosa non deve mai mancare nella sua trousse?


Bella domanda. Sicuramente il correttore, che è fondamentale per nascondere ogni segno di stanchezza e può essere utilizzato anche al posto del fondotinta. Però se dovessi pensare al tubino nero e trovare un esatto sostituto direi un rossetto intenso, non per forza di colore rosso perché adesso vanno di moda anche colori più sgargianti come il fuxia o l’arancione neon. Il rossetto è uno di quei cosmetici che riesce subito a trasformarti. Basta un po’ di rossetto quando sei stanca e i segni di una dura giornata cominciano a farsi vedere sul viso che subito ti senti “wow”, più fashion, anche se non indossi nessun'altro tipo di cosmetico.

 

Il cosmetico di cui Clio non può fare a meno?


Questa è una domanda che mi fa sempre ridere perché io ho delle sopracciglia “sfigatissime”, quindi nel mio caso il cosmetico che non può assolutamente mancare è la matita per sopracciglia o l’ombretto per sopracciglia; ne ho centinaia, ce l’ho sempre in borsa. Pensa che le amiche che mi conoscono da una vita si sorprendono ancora oggi quando per esempio andiamo in piscina e mi vedo struccata e incredule mi dicono: “Ma davvero quelle sono le tue sopracciglia?”. Questa cosa mi fa molto ridere. Devo sempre avere con me una matita per sopracciglia.

 

Quali sono i tuoi punti di forza e di debolezza?


Domanda difficile. Direi che i miei punti di forza sono la positività, la solarità e il fatto che cerco sempre di vedere il lato positivo delle cose cercando il più possibile di non farmi abbattere dalle situazioni negative. Il punto di debolezza è forse l’essere troppo buona (ride ndr). Sai c’è un detto che dice che quando si è troppo buoni si è troppo fessi e peso che questo sia il mio caso. Certe volte sono talmente buona che risulto quasi “stupida”. Sembra che la gente in questo modo possa approfittarsi di me; in realtà le cose e le situazioni  le capisco benissimo ma non riesco quasi mai a dire di no. Sono una di quelle persone che tende a dire quasi sempre di sì e questo è sicuramente un lato del mio carattere che sto cercando di cambiare, anche se non è facile, perché questo mondo pieno di squali, per una piccola debolezza come questa, è pronto a mangiarti. Sto lavorando per essere più forte.

 

Perché hai scelto di andare in America per fare questo lavoro, pensi che l’Italia non ti avrebbe dato le stesse possibilità che offrono gli States?


In realtà quella di venire in America non è stata una scelta lavorativa. Io e mio marito Claudio siamo venuti negli States 5 anni fa per studiare, perché lui voleva frequentare un master e io l’ho seguito; il fatto di aver trovato lavoro e di esserci fermati è stato un caso, in realtà dovevamo tornare in Italia dopo 2 anni. Quando mi fanno una domanda simile, quando mi chiedono se in Italia avrei avuto lo stesso successo tendo a dire di no ma non perchè l’Italia non dia possibilità anzi; semplicemente perché, per come sono fatta io, mi faceva sentire protetta il fatto di essere in un altro continente dove le persone intorno a me non mi conoscevano. Ho iniziato questa avventura anche per questo motivo, perché pensavo che nessuno avrebbe mai visto i miei video su YouTube perché, timida come sono, avrei sicuramente fatto fatica a mettermi davanti ad una telecamera e a parlare così apertamente in Italia. Quindi l’essere in America, l’essere sola senza amiche e parenti, all’inizio mi ha spronato e mi ha fatto venire voglia di sperimentare cose nuove.

 

In un periodo così difficile per il nostro Paese cosa ti senti di dire ai ragazzi italiani pieni di sogni e di speranze?


Di lavorare sodo. Di non vivere di sogni e di speranze ma di lavorare sodo per raggiungere i propri obiettivi. Spesso sento persone lamentarsi dicendo: “Perchè sono così sfortunata? Perché non ho questo, perché non ho quello”. E’ vero stiamo passando tutti un periodo difficile. Anche per me all’inizio è stata dura e prima di fare questo mestiere ho fatto la gelataia e la babysitter per mantenermi agli studi. Specialmente all’inizio, ma ancora adesso, mi capita di lavorare tanto su un progetto in cui credo e alla fine di trovarmi davanti a degli insuccessi o a delle delusioni, l’importante e non perdersi mai d’animo e mettercela tutta perchè prima o poi i risultati arrivano. Il problema è che oggi siamo tutti impazienti, vogliamo tutto e subito. Anche io ho passato anni a non vedere i risultati di quello che facevo ma non ho mai pensato di mollare. Prima di raccogliere quello che avevo seminato è passato un anno e mezzo in cui facevo video, postavo tutorial e investivo un sacco del mio tempo libero senza guadagnarci niente e non solo a livello economico. Bisogna sempre credere in se stessi e nei propri progetti. Ecco, questo e quello che mi sento di dire ai ragazzi.

 

Progetti per il futuro


In realtà sono una persona che vive abbastanza alla giornata. Ho sicuramente un sogno che è ancora nel cassetto; per ora non è ancora niente di concreto e non ne voglio parlare perché penso sempre che porti sfortuna parlare dei propri sogni. Per ora mi concentro molto sul presente e su internet. Per me il futuro è sicuramente digitale.

 

A cura di

Patrizia Musso

Fondatrice di brandforum nel 2000

Direttore Responsabile del sito dal 2001

Professore incaricato del corso annuale di Storia e linguaggi della pubblicità (Facoltà di Scienze Linguistiche, indirizzo in Lingue, comunicazione e media) presso l'Università Cattolica di Milano dove insegna sin dal 1997 (temi: Comunicazione d'impresa interna ed esterna, corsi di laurea Triennali e Magistrali, Fac. Scienze Linguistiche, Fac.Sociologia, Fac. di Economia e Commercio). Presso il medesimo Ateneo sin dal 1993 svolge altresì attività  di ricerca. Dal 2009 insegna altresì Forme e strategie della comunicazione digitale presso il Master in 'Comunicazione, marketing digitale e pubblicità  interattiva' promosso in collaborazione con IAB Italia.

Dal 2014 è Direttore Didattico del Master in Account & Sales Management, Università Cattolica di Milano.

Dal 1998 al 2017 ha collaborato con varie Università ed Enti di formazione ( docenza di Promozione della marca all'Università  IULM di Milano, docenza di Brand communication presso Master IED - area Comunicazione, Marketing & Pubblicità (sede Milano), docenza di Branding e Fenomenologia dei media presso la sede IED di Torino).

Vanta altresì una consolidata esperienza nel settore della consulenza strategica applicata alla comunicazione di marca e d'impresa (esterna e interna) e in quello della formazione aziendale. Dal 1998 al 2004 è stata ricercatore e senior trainer presso la società internazionale Arkema con sede a Parigi di Andrea Semprini, occupandosi di formazione strategica e di ricerche semiotiche applicate al brand  (tra i clienti Barilla, MaxMara, Manzoni ADV).

Dal 2005 opera come free-lance per realtà aziendali prestigiose, collaborando al contempo su specifici progetti di consulenza e formazione strategica con quotati enti e società del settore. Ha collaborato in varie occasioni con l'istituto di ricerca S3Studium come esperto in una serie di indagini Delphi, tra cui 2010: IL VOLTO DELL’ITALIA. Come evolverà il valore intangibile del “made in Italy” e della “Marca Italia” (Coordinamento scientifico Domenico De Masi e Innocenzo Cipolletta, ottobre 2006).

Dal 1993 è autrice di numerosi volumi e saggi dedicati alla comunicazione d'impresa e alla brand communication, tra i più recenti: 
nel gennaio 2017 ha pubblicato la nuova edizione aggiornata e ampliata Slow brand. Vincere imparando a correre più lentamente

Nel 2018, con Alessandra Olietti, ha scritto il volume per FrancoAngeli Turismo digitale. In viaggio tra i click

Nel 2020, con Maria Luisa Bionda, ha curato il volume per FrancoAngeli Brand Renaissance. Nuove tecniche per rivoluzionare la comunicazione organizzativa

Da gennaio 2014 a settembre 2015 è stata membro dell'Advisory Board dell'OBE - Osservatorio Branded Entertainment.

Dal 2017 è Direttore Scientifico di OBE, e cura la rubrica sul Branded Entertainment sulla testata NC-Nuova Comunicazione

Dal 2016 è membro del Council SuperBrands Italia

Nel giugno 2015 ha dato vita alla I edizione dell'evento Slow Brand Festival, in collaborazione con l'Associazione Vivere con Lentezza e la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Dal giugno 2018 l'evento si tiene con la collaborazione anche di ALMED - Alta Scuola in Media, Comuncazione e Spettacolo - dell'Università Cattolica di Milano.

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