Social Media Week 2012: quali novità?
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Social Media Week 2012: quali novità?
01/10/2012

Max Morales, esperto in digital P.R., Guest di Brandforum.it
Torino è tra le 13 città che quest’anno hanno ospitato la Social Media Week. Il nostro Guest/inviato speciale, Max Morales, offre un utile resoconto di una giornata di lavori, facendo emergere diversi spunti d’interesse.

La Social Media Week è una settimana di convegni, incontri e discussioni sul mondo del web 2.0, mondo sempre più interessante per le possibilità che offre alle aziende e per come si intreccia e si integra con la cultura di comunicazione precedente.

 

A rendere ancora più interessante e prestigioso l'appuntamento contribuisce la contemporaneità dell'evento in molte città del mondo, quest’anno tredici: da Bogotà a Vancouver, da Barcellona a Shangai. In Italia ad ospitare l’orda di social media curator, web analyst, blogger e quant’altro è Torino.

 

Ho seguito personalmente una giornata di lavori e posso testimoniare che si è trattato di un’esperienza di sicuro interesse.

 

 

 

 

Come prevedibile, in questi casi, si rischia sempre che le discussioni siano un po’ autoreferenziali e di non dire mai nulla di veramente utile per gli addetti ai lavori, preferendo semmai evangelizzare qualche neofita, possibilmente decision maker di aziende che possano diventare prospect. Diciamo che la social media week non ha fatto eccezione in questo senso, anche se dal mio punto di vista qualcosa di davvero interessante è emerso. Ma andiamo per ordine.

 

Nella giornata ho assistito a quattro eventi: il primo trattava di come costruirsi una buona reputazione professionale on line e trovare lavoro; il secondo delle nuove professioni del web (forse il più interessante) e delle opportunità lavorative del settore; il terzo parlava della saggezza del network e di come sfruttarla per fare del buon trading on line basandosi sulle opinioni di presunti guru della finanza. Per ultimo ho seguito un interessante dibattito sull’uso dei social media per l’informazione locale, interessante proprio per la valorizzazione di una prospettiva di uso locale di uno strumento solitamente considerato globale.

 

Dicevo prima che, nonostante tutto, ho certamente intercettato qualche spunto interessante. Ebbene, il primo è che, da uno speech all’altro, la sensazione è quella che si stia parlando di strumenti che si stanno ancora consolidando e di cui si discute dei primi risultati che producono a vantaggio delle aziende. Questo giustifica l’enfasi di tutti coloro che urlano le proprie case history positive: da una parte il mercato ha ancora bisogno di essere convinto della necessità di implementazione di questi strumenti, dall’altra gli stessi addetti ai lavori non hanno ancora abbastanza letteratura per poter parlare di ROI con il necessario distacco. Siamo quindi in questa fase di rodaggio nella quale le aziende flirtano con questi strumenti e con le strategie di social business, ma forse hanno ancora la necessità di prendere le misure.

 

Il secondo aspetto  di cui ci si accorge, sentendo parlare i principali attori in gioco, è che i concetti base della comunicazione, della linguistica, della semiotica, insomma di tutto quel bagaglio culturale che è stato sottovaluto e considerato "troppo accademico" negli anni dell’entusiasmo, oggi, finalmente coi piedi per terra, differenzia i semplici smanettoni dai professionisti più apprezzati. Mi viene in mente una celebre frase di Marshall Mc Luhan, che mi permetto qui di parafrasare: possiamo dire che i mezzi di comunicazione si susseguono e si sommano tra loro. Un nuovo medium, però, non uccide gli altri, al massimo li ridefinisce, li segmenta in base a target diversi,  anche se si chiama internet . Beh, è una bella soddisfazione, per noi laureati in Scienze della comunicazione sentirsi finalmente dire che quello che abbiamo studiato ha un senso e che non basta leggere un manuale o imparare una tecnica per essere un bravo comunicatore, e nemmeno un buon professionista della rete.

 

In questi anni di Facebook, di Twitter, di Linkedin e di tutti gli altri infiniti social Network e tool si è spesso confusa la Comunicazione con l’abilità di utilizzo di strumenti. Oggi, almeno nel colto contesto di Torino, sembra che questa confusione riesca ad essere evitata, con buona pace degli smanettoni e di tutti coloro che pensano con scorciatoie di vario genere, di trovare la gallina dalle uova d’oro.

 

A cura di

Max Morales

Responsabile relazioni esterne e comunicazione di un'azienda leader nel settore del direct email marketing e attiva nel social media management e nelle digital PR. Appassionato cultore di linguaggi della comunicazione e musicista, è titolare della rubrica musicale Blue sound per il bimestrale Blue Liguria ed è contributore per Assodigitale (la testata dell’Associazione italiana per l’Industria Digitale).

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