The Fancy e Pinterest
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The Fancy e Pinterest
04/12/2012

Max Morales, Redattore Senior, Brandforum.it
La lotta per la sopravvivenza nel mondo dei Social Network è sempre più complicata: è il caso di Pinterest e del nuovo nato The Fancy. Quali le differenze e i reali punti di contatto?

La lotta per la sopravvivenza nel mondo dei Social Network è sempre più complicata e perfino chi ha potuto fregiarsi di titoli come “ Social Network dell’anno” o “the new kid on the block” non deve sentirsi al riparo dalla concorrenza. Sì, persino Pinterest, ormai mitico agli occhi dei suoi quasi 10 milioni di visitatori (fonte Mashable.com) è assediato da un nuovo strumento che fa discutere: Fancy (thefancy.com).


Certo, sul piano dei visitatori i due sono ancora molto distanti (Fancy, sempre per Mashable.com, ha appena superato il primo milione di visitatori) ma, ad un occhio attento è facilmente valutabile la minaccia nei confronti del fratello maggiore.


Inizio col dire che Fancy non è, come più volte è stato detto, un clone di Pinterest. Fancy è anzitutto più concreto dal punto di vista commerciale. Pinterest, infatti, è fatto di ottime foto e di spunti artistici spesso di buon valore. Il problema principale di Pinterest è che quando ci interessa acquistare un oggetto spesso non riusciamo a farlo e, ancor prima, abbiamo grosse difficoltà a comprenderne la fascia di prezzo. Fancy, al contrario, ci aiuta proprio ad acquistare e ad informarci sulle caratteristiche dei prodotti che, di volta in volta, diventano oggetto del nostro desiderio. Inoltre, Fancy ci permette di valutare ed effettuare l’acquisto direttamente sulle sue pagine, evitando lo spiacevole senso di disorientamento che si ha quando si esce dal recinto di uno strumento social. Un altro punto a favore di Fancy è quello che riguarda le lingue: Fancy è disponibile in diverse lingue tra cui anche l’italiano. Pinterest, nonostante il suo successo, è rimasto invece solo in Inglese e Spagnolo.

 


Sono evidenti, dall’altra parte, i pregi di Pinterest, che si riassumono semplicemente in una qualità mediamente superiore delle immagini e in un rispetto totale delle regole del web 2.0. Mentre Fancy mette davanti a tutto le regole del mercato economico, Pinterest tiene di più alle norme di comportamento tra blogger.  Fancy, come ha sottolineato Jon Koetsier su venture beat.com, rischia seriamente di far passare l’ADV per arte: un’immagine fotografica perfetta nella sua costruzione con accanto il prezzo indicante il suo valore perde quella dimensione ispirazionale e quella funzione narrativa che hanno fatto il successo di Pinterest. Fancy, pur sfruttando il modo di comunicare dei social, è più un grande negozio on line piuttosto che un vero e proprio spazio sociale disinteressato.

 


Ma sono davvero così sovrapposti questi due social? Uno, prima o poi, ucciderà l’altro? Personalmente non credo proprio.

Intanto per le differenze che ho cercato qui di mettere in evidenza. Inoltre credo che l’attuale suddivisione dei target in base al sesso sia un’efficace metafora di quanto gli utenti si dividano tra questi due social, che hanno certo delle sovrapposizioni, ma per certi versi sono perfino complementari. L’80% degli utenti di Pinterest sono donne (per il rosa abbondante, per il logo molto aggraziato, per il tipo di argomenti trattati) mentre per Fancy i dati sono invertiti: 60% uomini e 40% donne.  La maggiore concretezza commerciale e la minor attenzione alle dinamiche social sembrano allontanare il gentil sesso.

 


Certo, da queste prime indicazioni, i marketer dovranno davvero guardare con attenzione alle evoluzioni di questi strumenti. Se per certi aspetti Pinterest rappresenta ormai una certezza, possiamo dire che Fancy è comunque una solida realtà e che, per le sue caratteristiche, dovrà essere al centro delle prossime campagne innovative anche in Italia.

 


Un’ultima cosa: rumors degli ultimi giorni testimoniano un forte interesse del fondatore di Facebook al nuovo strumento. Se fosse confermata la notizia e si dovesse ripetere la storia di Instagram, per Pinterest sarebbe come un brutto sogno.

 

 

A cura di

Max Morales

Responsabile relazioni esterne e comunicazione di un'azienda leader nel settore del direct email marketing e attiva nel social media management e nelle digital PR. Appassionato cultore di linguaggi della comunicazione e musicista, è titolare della rubrica musicale Blue sound per il bimestrale Blue Liguria ed è contributore per Assodigitale (la testata dell’Associazione italiana per l’Industria Digitale).

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