Body positivity non è solo sinonimo di “donna curvy”
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Body positivity non è solo sinonimo di “donna curvy”
08/04/2022

GIOVANI

Body positivity non è solo sinonimo di “donna curvy”: Simone Frulio, Guest di Brandforum.it, racconta il tema declinandolo su più fronti, che spesso vengono lasciati in secondo piano, figura maschile compresa.

Qualche settimana fa siamo stati invitati a partecipare al Webinar “The perfect body. Il ruolo di influencer e creator sul tema della body positivity“, promosso da Ipsos e Onim – Osservatorio Nazionale sull’Influencer Marketing . L’evento ci ha invitato a riflettere su questo tema, che sta diventando sempre più oggetto di attenzione da parte del mondo dei brand.

Sentiamo l’espressione “Body positivity” e nella nostra mente passa subito l’immagine di una modella curvy, bella e formosa. Modella. Curvy. Modella. Donna. Quanti errori commettiamo in un solo pensiero. L’espressione “Body positivity” delinea da sempre, forse per semplicità o per uso comune, la scelta delle modelle dalle cosiddette “taglie forti” a mostrare il loro fisico in modo sicuro e consapevole. Diversi brand, in particolare negli ultimi anni, hanno optato per la scelta di modelle o testimonial “curvy”.

Peccato che il movimento della “Body positivity” vada ben oltre questo: non ci si può fermare qui. Il nostro pensiero deve fare lo sforzo di comprendere che tutto questo significa “avere un atteggiamento di positività” verso il proprio corpo in una dimensione più totalizzante. Non serve concentrarsi solo sul “curvy”. E in questo sbagliano i brand che, definendosi “body positive” scelgono come volti per le campagne unicamente modelle più formose.

Ma pensate a Chiara Ferragni e alle foto che posta sul suo profilo Instagram in reggiseno: “Sei piatta, copriti”. “Ma non hai neanche una seconda, cosa vuoi mostrare?”. Ancora una volta, la influencer delle influencer è avanti anni luce, dimostrando a tutti che la positività verso il proprio corpo, non vuol dire provare ad accettarsi quando si ha qualche chilo o forma in più, ma anche quando si ha una qualsiasi parte del corpo che magari non ci soddisfa al 100%, ma accettiamo e impariamo a valorizzarne le particolarità, assumendo nei suoi riguardi un atteggiamento positivo.

Questo vale per chi ha il naso storto, le orecchie un po’ a sventola, i denti un po’ in fuori: “essere body positive” deve partire dalla mente e dallo “switch” che deve avvenire nel pensiero, non nelle forme fisiche.

Dopo il termine “curvy”, però, ci sarebbe da prendere in esame la figura femminile. Perché si parla sempre e solo di donne quando subentra il tema della body positivity? Non compaiono mai, o quasi mai, articoli o notizie di uomini che non si sentono a proprio agio col proprio corpo.

Forse per la troppa mascolinità tossica per cui gli uomini non possono e non devono avere insicurezze? Eppure il corpo dell’uomo viene ugualmente e perennemente giudicato: statura, peluria e muscolatura sembrano essere i tre temi principali d’attacco: “sei troppo basso per stare con una alta come lei” (pensate, per restare in tema, alla coppia Fedez e Ferragni). “Sei flacido, dove sono gli addominali?” “Ma non hai neanche un pelo, cosa ti fai la barba che sei ancora un bambino?”.

Anche per gli uomini ci sono incertezze continue, eppure sembra che nessuno ne parli. Gli adolescenti che si strappano i pochi baffetti che crescono piano piano solo per sembrare più grandi e non essere visti a scuola come “bambini”, o gli adulti che ancora si vergognano o si sentono inadatti a mostrarsi in spiaggia in costume per la pancia gonfia o i famosi “tettini”. L’ormai noto “beach body” fa pressione sugli uomini che non si sentono “confident” col proprio corpo, fa provare loro vergogna.

Forse quando si parla di forme e di corpo è talmente veloce l’associazione con la figura femminile, che il ruolo della figura maschile, in questo senso, passa in secondo piano. In realtà parlare di “body positivity” al maschile potrebbe davvero essere un ulteriore passo verso la più totale “inclusivity” dei corpi. Siamo tutti sulla stessa barca: non è una lotta grassi contro magri, belli contro brutti o maschi contro femmine.

Bisognerebbe solamente imparare a non collegare immediatamente dei valori morali alle forme fisiche, evitando di creare inutili gerarchie secondo le quali una persona dovrebbe assumere più importanza rispetto ad un’altra.

Come afferma Riccardo Onorato, uno dei pochi influencer a trattare la tematica della body positivity al maschile, “questo non vuol dire che guardandoci allo specchio ci ameremo di più, ma avremo la libertà di non permettere ai pensieri sul corpo di governare la nostra vita e le nostre scelte. Meritiamo tutti e tutte di vivere, di fare e di essere preoccupandoci come appariamo se ne abbiamo voglia, non perché dobbiamo”.

A cura di

Simone Frulio
Simone Frulio, classe 1997, si è laureato presso l'Università Cattolica di Milano in Lingue, Comunicazione e Media. Oggi è fondatore e direttore creativo della linea d'abbigliamento MoMo, con la quale ha vestito il cast di Amici e Temptation Island e altri volti noti del panorama televisivo e del web come Barbara D'Urso, Roberto Mancini ed Elisa. Nel 2021 è stato scelto da Beppe Sala come coordinatore del network tematico "Moda & Tendenze" per la città di Milano. Nel mese di marzo, la rivista Forbes l'ha inserito tra i 100 migliori imprenditori italiani under 30 del 2022.

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