I social network: il terzo mito da sfatare
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I social network: il terzo mito da sfatare
03/03/2014

Patrizia Musso, Direttore Brandforum.it, e Max Morales, Redattore Senior Brandforum.it
Terzo e ultimo mito da sfatare sui social networks in questo “viaggio” nel mondo digitale. Le intuizioni in questo campo sono spesso vincenti ma non bastano: una social media strategy deve essere alla base delle azioni in rete.

Nelle scorse puntate abbiamo approfondito e cercato di eliminare due importanti falsi miti legati al mondo digitale (v.http://brandforum.it/papers/1228/i-social-network-il-primo-mito-da-sfatare – riassumibile nel concetto “i social non sono solo per le grandi aziende” e   http://brandforum.it/papers/1231/i-social-network-il-secondo-mito-da-sfatare –  sintetizzabile con il mantra “social non vuole dire solo Facebook”).

 

Siamo ora arrivati al termine della prima tappa del nostro viaggio nei social media, con un ultimo, ma per questo non meno importante, mito da sfatare: sui social media bisogna agire d’impatto e in modo intuitivo, come le giovani generazioni sanno ben fare….

Sui social quindi si lavora solo di tattica e non di strategia?

 

 

Se è vero che per alcune iniziative aziendali e con alcuni contenuti ad hoc si può anche “giocare” d’impatto con i social (la foto strana, il video divertente, la frase senza senso…) lavorando più sul piano tattico, quindi sull’effetto quasi immediato del contatto, non bisogna assolutamente mai dimenticare che i social media sono uno strumento di comunicazione come altri, e come tali hanno sempre bisogno di un “piano strategico” a lungo raggio.

 


Esiste quindi decisamente la possibilità di realizzare una social media strategy che sia oltretutto funzionale alle esigenze della singola realtà che la promuove (non quindi una ricetta magica universale che funziona per tutti).

 


Una buona strategia digitale deve basarsi almeno su quattro aspetti fondamentali, da cui l’acronimo POST: people, objectives, strategies and tools. Ognuno di questi quattro passaggi è essenziale, non c’è gerarchia tra loro. A monte di questa riflessione è molto importante considerare che, mentre in passato la direzione del messaggio era unidirezionale, dall’emittente verso il ricevente (“comunicare a”), oggi sui nuovi media dobbiamo pensare ad una dinamica conversazionale (“comunicare con”).

 


E’ necessario identificare i soggetti con i quali desideriamo comunicare. In rete, grazie all’altissima profilabilità delle audience, è possibile rivolgersi a pubblici molto mirati e ristretti; anzi, è consigliabile procedere proprio per identikit specifici dei soggetti con i quali desidereremmo comunicare.

 


Fissare degli obiettivi per la comunicazione è altrettanto indispensabile. Oltre ai generici obiettivi legati all’aumento delle vendite e, in generale, alla brand awareness sarà necessario, in questi casi, fissare obiettivi “tecnologici” facilmente monitorabili (traffico al sito, numero di like su una pagina fan, etc…).

 


Al centro di tutto il nostro discorso vi è la strategia, qui intesa come l’idea alla base di un certo modo di agire, la chiave distintiva di un determinato progetto. Più operativamente la strategia costituisce lo sfondo di tutte le azioni specifiche (tattiche) che di volta in volta saranno pianificate.

 


Infine, in una strategia digitale non si può prescindere dagli strumenti. Possono essere social media, software in grado di risolvere problemi della nostra audience, o in generale risorse della rete in grado di realizzare le nostre esigenze. Andranno elencati a monte della digital strategy  per avere un’idea degli strumenti disponibili.

 


Tutte le principali case history 2.0 hanno a che fare con digital strategy che hanno saputo interpretare correttamente queste quattro voci (a questo proposito  v.  case history al canale slideshare del Social Case History Forum http://www.slideshare.net/SocialCHForum/presentations).

 


L’argomento, qui solo accennato, sul tema delle strategie digitali è complesso e articolato, questo perché non esistono formule magiche ma solo metodi efficaci per realizzare soluzioni vincenti. A partire dal prossimo giugno 2014 (in concomitanza con i 13 anni di attività del sito) Brandforum.it organizzerà dei corsi di formazione ad hoc per approfondire queste tematiche attraverso non solo studi di caso (nazionali e internazionali), ma anche workshop ed esercitazioni pratiche che vedranno anche la partecipazione di importanti testimoni del settore.

 


Per informazioni sul programma, sulla sede dei corsi e i costi di iscrizione potete inviare una mail a info@brandforum.it 

 

A cura di

Patrizia Musso

Fondatrice di brandforum nel 2000

Direttore Responsabile del sito dal 2001

Professore incaricato del corso annuale di Storia e linguaggi della pubblicità (Facoltà di Scienze Linguistiche, indirizzo in Lingue, comunicazione e media) presso l'Università Cattolica di Milano dove insegna sin dal 1997 (temi: Comunicazione d'impresa interna ed esterna, corsi di laurea Triennali e Magistrali, Fac. Scienze Linguistiche, Fac.Sociologia, Fac. di Economia e Commercio). Presso il medesimo Ateneo sin dal 1993 svolge altresì attività  di ricerca. Dal 2009 insegna altresì Forme e strategie della comunicazione digitale presso il Master in 'Comunicazione, marketing digitale e pubblicità  interattiva' promosso in collaborazione con IAB Italia.

Dal 2014 è Direttore Didattico del Master in Account & Sales Management, Università Cattolica di Milano.

Dal 1998 al 2017 ha collaborato con varie Università ed Enti di formazione ( docenza di Promozione della marca all'Università  IULM di Milano, docenza di Brand communication presso Master IED - area Comunicazione, Marketing & Pubblicità (sede Milano), docenza di Branding e Fenomenologia dei media presso la sede IED di Torino).

Vanta altresì una consolidata esperienza nel settore della consulenza strategica applicata alla comunicazione di marca e d'impresa (esterna e interna) e in quello della formazione aziendale. Dal 1998 al 2004 è stata ricercatore e senior trainer presso la società internazionale Arkema con sede a Parigi di Andrea Semprini, occupandosi di formazione strategica e di ricerche semiotiche applicate al brand  (tra i clienti Barilla, MaxMara, Manzoni ADV).

Dal 2005 opera come free-lance per realtà aziendali prestigiose, collaborando al contempo su specifici progetti di consulenza e formazione strategica con quotati enti e società del settore. Ha collaborato in varie occasioni con l'istituto di ricerca S3Studium come esperto in una serie di indagini Delphi, tra cui 2010: IL VOLTO DELL’ITALIA. Come evolverà il valore intangibile del “made in Italy” e della “Marca Italia” (Coordinamento scientifico Domenico De Masi e Innocenzo Cipolletta, ottobre 2006).

Dal 1993 è autrice di numerosi volumi e saggi dedicati alla comunicazione d'impresa e alla brand communication, tra i più recenti: 
nel gennaio 2017 ha pubblicato la nuova edizione aggiornata e ampliata Slow brand. Vincere imparando a correre più lentamente

Nel 2018, con Alessandra Olietti, ha scritto il volume per FrancoAngeli Turismo digitale. In viaggio tra i click

Nel 2020, con Maria Luisa Bionda, ha curato il volume per FrancoAngeli Brand Renaissance. Nuove tecniche per rivoluzionare la comunicazione organizzativa

Da gennaio 2014 a settembre 2015 è stata membro dell'Advisory Board dell'OBE - Osservatorio Branded Entertainment.

Dal 2017 è Direttore Scientifico di OBE, e cura la rubrica sul Branded Entertainment sulla testata NC-Nuova Comunicazione

Dal 2016 è membro del Council SuperBrands Italia

Nel giugno 2015 ha dato vita alla I edizione dell'evento Slow Brand Festival, in collaborazione con l'Associazione Vivere con Lentezza e la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Dal giugno 2018 l'evento si tiene con la collaborazione anche di ALMED - Alta Scuola in Media, Comuncazione e Spettacolo - dell'Università Cattolica di Milano.

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