Netflix e la forza comunicativa di Stranger Things
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Netflix e la forza comunicativa di Stranger Things
22/12/2017

Cecilia Ghisletti, Network di Brandforum.it, in collaborazione con Alessandra Olietti, Senior Editor di Brandforum.it
Un’integrazione vincente tra comunicazione on e offline ha contribuito al successo di una delle serie più famose su Netflix.

110 milioni: questo il numero di persone iscritte a Netflix (dato aggiornato a novembre 2017), l’innovativa piattaforma On Demand che sta rivoluzionando non solo il mondo dello streaming, ma il processo di fruizione di film e serie TV di tutto il mondo.

 

Leader nella creazione, produzione e distribuzione di contenuti, la piattaforma è anche il nuovo punto di riferimento nel campo della comunicazione online ed offline.

 

Il lancio della seconda stagione della celebre serie cult anni ’80, Stranger Things, è soltanto il più recente esempio di una campagna di comunicazione internazionale che integra online e offline, studiando e valorizzando ogni dettaglio. Il valore aggiunto? Saper tradurre, trasferire e ricreare le emozioni regalate dalla prima stagione giorno dopo giorno sui social network e nelle strade delle più grandi città, creando un’enorme aspettativa per il ritorno degli amati protagonisti e delle loro avventure.

 

 

Instagram Stories: la forza dell’interattività

Al momento pare non esserci nulla di più engaging e interattivo delle Instagram Stories, foto e video che durano solo 24 ore e che, nel caso della promozione della seconda serie di Stranger Things, sono state in grado di far viaggiare l’utente nel favoloso mondo anni ’80 della serie.

 

 

Il canale Instagram dedicato alla seconda stagione, con 3,6 milioni di follone, è diventato il principale mezzo di comunicazione della serie. Gli utenti hanno potuto rivivere tutta la prima stagione in maniera interattiva, grazie alla condivisione delle avventure dei protagonisti con lo stile dei classici giochi Nintendo anni ’80: le scene principali degli episodi sono state riprodotte utilizzando le grafiche dei videogiochi più famosi, come ad esempio Pac Man. Gli utenti scorrendo le foto e i video condivisi hanno potuto così rivivere e immergersi nella storia.

 

Dopo l’uscita degli episodi della seconda serie, invece, il tema gaming si è tradotto nella creazione di nuove avventure dei protagonisti condivise tramite Live Stories. Al loro interno sono poste delle domande che hanno lo scopo di guidare l’utente nella storia.

 

Ogni risposta, quindi, permette di interagire in essa in quanto gli comunica come e in che direzione procedere nella visualizzazione delle foto e dei video, con call to action quali “Clicca quattro volte avanti” oppure “Torna indietro due volte”. La combinazione delle risposte e “percorsi” lo porta così a vivere una nuova avventura e un diverso finale. Si tratta, quindi, di un innovativo utilizzo delle Stories di Instagram e dello storytelling che riesce a rendere ancora più interattiva l’esperienza dei followers del canale.

 

 


Out-of-home: il Sottosopra invade le grandi città

L’universo Stranger Things ha invaso anche la realtà e le più grandi città europee e mondiali, tra cui Milano, Londra e Chicago. Netflix si è spinta oltre la tradizionale pubblicità out-of-home grazie allo storytelling. Partendo da una dimensione online, su Facebook sono stati condivisi dei video in cui i protagonisti della serie invitavano i cittadini a fare attenzione a degli indizi, suggerendo che qualcosa non fosse del tutto normale in città.

 

Nei giorni successivi, la campagna sul social network si è tradotta offline: intere stazioni della metropolitana sono state trasformate nel Sottosopra, la spaventosa e misteriosa dimensione parallela descritta nella serie, e in altre zone delle città coinvolte sono comparsi cartelloni pubblicitari e oggetti ricoperti da strane sostanze, perché contaminati da questo mondo o dalle creature che vivono in esso. Un numero di telefono da chiamare consentiva di mettersi in contatto con Dustin, uno dei protagonisti più amati del telefilm, che avvertiva del pericolo per la presenza del “demogorgone”, il mostro della serie, e di ricevere una mappa degli indizi in città da seguire per poterlo trovare. Questo ha permesso al brand di rendere reale il mondo tanto amato della serie e di attirare l’attenzione di coloro che non ancora non lo conoscevano. 

 

 

Il mondo di Netflix e di Stranger Things si è talmente radicato nella vita quotidiana delle persone che anche un favoloso tramonto milanese di fine ottobre è stato postato migliaia di volte su Instagram, Twitter e Facebook con l’hashtag #strangerthings. Esso è stato talmente unico da sembrare surreale e alcuni utenti si sono paradossalmente chiesti se tutto questo non fosse parte della campagna pubblicitaria di Netflix per spingere la serie.

 

 

 

Diventare protagonisti della comunicazione degli altri brand

La forza di Netflix si dimostra nel suo esser diventato un brand talmente forte da rappresentare un’occasione per altri grandi marchi di creare speciali campagne di comunicazione che sfruttavano la fama delle sue serie televisive e nuovi prodotti ad esse ispirati. In occasione dell’uscita di Stranger Things 2, infatti, sono stati molti i brand che hanno citato la serie nei loro social media post, come Ceres e Estathé, che hanno creato post con giochi di parole e ironia riferiti all’uscita dei nuovi episodi; altri hanno creato prodotti ad hoc, come Reebook e Top Shop. Inoltre, sono state avviate speciali iniziative a corollario, come le playlist di Spotify dedicate ai personaggi, ai loro tratti distintivi, nonché al loro ruolo nella storia, a dimostrazione che l’attenzione intorno alla serie è davvero alta anche da parte di brand non necessariamente legati ad essa, che vedono in essa un’occasione per intercettare molte persone e futuri clienti.

 

 

 

Conclusioni

In questo momento Netflix è senza dubbio uno dei punti di riferimento nel campo della comunicazione. Alla base del suo successo c’è l’essere stato il primo a capire il potenziale del trend delle serie tv, legato alla potenza del loro storytelling che può essere sviluppato su molteplici piattaforme.

 

La serialità è in grado di ricreare le stesse emozioni di un libro e di un film: l’immergersi in un nuovo mondo, l’innamorarsi dei personaggi e il sentirsi parte di un’avventura. Per questo motivo possiamo considerarle un mezzo molto efficace per comunicare con le persone e per creare con loro un legame forte e duraturo. Netflix ha saputo capire tutto questo e sfruttarne la forza tramite l’immediatezza della fruizione On Demand, che ha permesso al mondo creato da questo brand di entrare nella quotidianità dei suoi utenti e la forza delle sue campagne di comunicazione integrate.

 

 

La promozione di Stranger Things 2 è un esempio di questo successo: i protagonisti della serie hanno saputo conquistare l’intero pubblico della piattaforma diventando delle vere star; e l’atmosfera anni ’80 e la cura dei dettagli, come la musica, i giochi e l’abbigliamento, hanno creato ancor più entusiasmo attorno alla serie. Tutti questi elementi in combinazione con un attento e innovativo utilizzo degli strumenti di comunicazione del momento da parte di Netflix hanno letteralmente saputo conquistare e trasformare i social network, le città e le conversazioni quotidiane delle persone creando un’enorme aspettativa per la seconda stagione della serie e le successive.

 

Cecilia Ghisletti, dottoressa in Scienze Linguistiche, indirizzo Management Internazionale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Attualmente Account Junior presso l’agenzia di PR, media relations e comunicazione BPRESS.
 

A cura di

Alessandra Olietti

Redattore Senior 

Project Manager Eventi

Collabora con Brandforum da gennaio 2012

Forte interesse per la scrittura sul web e sui social, nonché per il mondo del brand, in particolare per le strategie comunicative applicate al business turistico. Su questa tematica nel 2018 ha scritto un libro per FrancoAngeli - "Turismo digitale. In viaggio tra i click" - con Patrizia Musso.

Dal giugno 2015 collabora nell'organizzazione di Slow Brand Festival, un appuntamento annuale - ideato dal Direttore di Brandforum - dedicato alle riflessioni sul fenomeno Slow in Italia. 

Si è laureata con lode presso l’Università Cattolica di Milano con una tesi magistrale sulla comunicazione aziendale attraverso gli spazi, riletta alla luce delle teorie dei media digitali e del marketing esperienziale. Attualmente è Docente a contratto presso il medesimo ateneo, nonché formatore e consulente aziendale

In Università Cattolica è inoltre Career Adviser (CIMO. Comunicazione per le imprese,i media e le organizzazioni complesse) e Coordinatore dell'International Master in Cultural Diplomacy.

Oltre alle attività accademiche, si occupa di Coordinamento Media e Marketing per Alchemilla Cooperativa Sociale  in relazione al progetto "Artoo. L'arte raccontata dai bambini", una start up innovativa che propone un modo nuovo di avvicinarsi all’arte, promuovendo l'autoralità e il protagonismo culturale dei bambini anche in età prescolare.

Nel tempo libero cucina, legge e appena può scappa tra i monti.

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