#OneLessStranger, la proposta di Airbnb: quando tutto il mondo è casa
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#OneLessStranger, la proposta di Airbnb: quando tutto il mondo è casa
04/02/2015

Federica Proverbio, Redattore Junior, Brandforum.it
Trasformare un estraneo in amico: questa è la sfida lanciata da Airbnb alla sua community. Il portale, che fa dell’accoglienza il suo core value, ha tradotto nel migliore dei modi la sua filosofia con questa interessante iniziativa.

 

Nell’era dei social network, delle reti relazionali allargate, della sharing economy: è  in questo contesto che si inserisce l’iniziativa di Airbnb, #OneLessStranger. Fondata nel 2008 da tre giovani ragazzi californiani, Airbnb è oggi uno dei portali più conosciuti e utilizzati al mondo per la prenotazione di alloggi. Punto di forza di questa giovane azienda è certamente la possibilità di offrire un’esperienza di viaggio unica ed autentica, dove gli ospiti possono entrare in contatto con le realtà quotidiana dei proprio host, per il periodo di tempo che desiderano e nella tipologia di alloggio prescelta, che si tratti di una stanza o di un castello. Oltre 190 Paesi coinvolti, 34000 città e un numero di ospiti superiore a 25 milioni, Airbnb si affida anche al sostengo della grande community che condivide continuamente sul sito web dell’azienda e sui propri profili social le esperienze vissute.

 

 

 

L’identità e i valori di questa start up si evincono già da un primo sguardo al website aziendale: condivisione, appartenenza e community sono tre parole che ritornano spesso navigando tra le varie pagine, esprimendo appieno la filosofia di questo brand. Filosofia che è stata ancor più rafforzata dalla recente iniziativa #OneLessStranger, raccontata su di un apposito mini-sito collegato alla piattaforma principale. L’idea è molto semplice: a tutti coloro che desiderano partecipare verrà versato un compenso pari a 10$ (da convertirsi in valuta locale) che devono essere utilizzate per compiere un gesto di gentilezza e solidarietà, personale, originale e creativo, verso uno o più sconosciuti. Qualsiasi iniziativa è valida, purché implichi un contatto con una persona mai conosciuta prima: offrire un caffè, comprare un regalo o persino portare una simpatica vecchietta a fare un giro in moto. Un curioso esperimento sociale con l’obiettivo di ridurre il più possibile il numero di sconosciuti nel mondo, supportato da un claim del tutto esplicativo: “Crediamo in un mondo in cui tutti i sette miliardi di persone possano sentirsi ovunque a casa”. I partecipanti sono poi invitati a condividere la propria esperienza attraverso i loro canali social, utilizzando l’apposito hashtag #OneLessStranger, che permette di ricollegare tutte le condivisioni sul mini-sito che si trasforma così in un social collector.

 

 

 

L’investimento dedicato all’operazione è di un milione di dollari, fino a 100mila gli utenti che potranno partecipare. Sicuramente un’efficace campagna di inizio anno per Airbnb, basata sulla semplice idea di trasformare gli estranei in “amici”, che traduce al meglio i valori fondativi del brand come l’ospitalità e l’apertura al prossimo.
In un post riportato sul blog del portale si legge addirittura che non si tratta di una semplice campagna, bensì di un vero e proprio movimento, nato dall’esempio e dall’esperienza dei diversi incontri maturati negli anni tra host e viaggiatori. Come spiega in un video Brian Chesky, CEO e co-fondatore di Airbnb, l’esempio più grande e sincero di ospitalità viene da tutti gli host che appartengono al network di Airbnb e che hanno scelto di aprire le proprie case a sconosciuti, per condividere con loro una nuova esperienza di viaggio.

 

 

 

Non è sicuramente la prima volta che l’azienda decide di intraprendere un percorso di questo tipo. Quando nel 2012 l’Uragano Sandy devastò i Caraibi e le coste orientali degli Stati Uniti, 1400 host Airbnb di New York aprirono le proprie case agli sfollati e diedero loro tutto l’aiuto di cui necessitavano. Commossi dall’iniziativa della propria community, i tre fondatori di Airbnb decisero che, di fronte ad un’emergenza mondiale, gli host della zona interessata avrebbero potuto aprire gratuitamente le proprie case a tutte le persone bisognose d’aiuto, supportati dalle stesse garanzie e dagli stessi sussidi che Airbnb offre normalmente agli ospitanti. E così è stato, ad esempio, nelle Filippine dopo il Tifone Haiyan, in Serbia, Bosnia e Croazia in seguito agli alluvioni nei Balcani e, purtroppo, in tante altre drammatiche situazioni.

 

 

 

Un’iniziativa dai risvolti – e dai risultati – decisamente interessanti: secondo quanto emerge dai dati della piattaforma di monitoring SocialMention, si tratta di un’idea che gli utenti hanno molto apprezzato, associandola ad un sentiment positivo che si ricollega all’affezione verso il brand Airbnb. YouTube risulta essere la piattaforma principalmente utilizzata, insieme a Twitter, per condividere le opere intraprese dai diversi utenti che hanno deciso di partecipare a questa iniziativa. Migliaia di video condivisi sulla piattaforma, con ottimi livelli di visualizzazione, il tutto alimentato da un costante supporto dell’azienda stessa alla campagna. Sono infatti gli stessi community manager dell’azienda a condividere e commentare continuamente post, tweets e video che riguardano l’iniziativa, alimentando le conversazioni intorno a questo tema. Grande coinvolgimento di utenti perlopiù statunitensi, in Italia la campagna non è comunque passata indifferente.

 

 

 

Interessante impresa anche in ottica slow: nella frenesia che caratterizza le relazioni odierne, l’idea di convertire uno sconosciuto in un potenziale “amico” è sicuramente volta a rallentare questa tendenza, come in una sorta di caffè sospeso. Indubbiamente in linea con i core values del brand Airbnb, che fa dell’apertura e dell’accoglienza al prossimo i suoi principi massimi, l’idea si è rivelata essere stimolante e coinvolgente. Gli utenti si sono divertiti a riprendere le proprie imprese e a condividerle sui propri profili social, ottenendo numerosi condivisioni e commenti.

 

 

 

Per contro, forse qualcuno potrebbe rivelarsi poco propenso a partecipare a questo genere di sfida, magari intimorito da quella che potrebbe essere la reazione degli sconosciuti ai quali potrebbe rivolgersi, o semplicemente non interessato a compiere questo “sforzo”. Si potrebbe anche ipotizzare che la filosofia di Airbnb non sia propriamente coerente con lo stile italiano da “vacanze romane”: amanti delle comodità e del relax, solo di recente il popolo del Bel Paese si sta avvicinando ad una concezione di viaggio nuova, più dinamica e all’avventura, come quella offerta dal portale in questione.

 

 

 

Qualunque sia comunque il proprio ideale di vacanza, innegabile è il successo che Airbnb ha saputo costruire in questi ultimi anni e i valori che hanno contraddistinto questo brand vengono perfettamente rispecchiati da quest’ultima iniziativa. Forse un po’ utopica, si potrebbe contestare? Probabilmente sì, ma per 10 dollari… non varrebbe la pena rischiare? E magari, chi può dirlo, ci ritroveremmo con una simpatica vecchietta motociclista come amica, come è successo a Malcom!

 

 

 

Per ulteriori info: http://blog.airbnb.com/creating-onelessstranger-stories-belonging/?af=14383374&c=fb_us_ols_brand

 

 

 

A cura di

Federica Proverbio

Redattore Junior
Collabora con Brandforum da settembre 2013

Appassionata di comunicazione pubblicitaria e marketing, da aprile 2014 lavora come Media Planner e Account in agenzie di calibro internazionale.

Attualmente si occupa di un importante cliente automotive in MediaCom, network WPP.

Laureata con lode nel 2012 nel corso triennale di Scienze Linguistiche e Letterature Straniere, curriculum Esperto Linguistico d’Impresa, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, con una tesi sul tema dell’Internal branding ed il caso aziendale Henkel Life.

Nell’estate 2013 ha partecipato al Summer Program in Social Media Marketing presso la Michigan State University e nel luglio 2014 ha conseguito con lode la laurea magistrale in Comunicazione per l’Impresa, i Media e le Organizzazioni Complesse, curriculum Marketing Management, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, presentando una tesi sperimentale sulla brand advocacy nei social media e sull’impatto di quest’ultima al conversion rate aziendale.

Ha collaborato per sei mesi con Renault Trucks Italia, Marketing & Communications Department.

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