Charles Dickens: un inconsapevole influencer
Brand Trends
Charles Dickens: un inconsapevole influencer
27/01/2021

Abbiamo scoperto che uno dei più grandi scrittori inglesi di metà Ottocento, autore di best seller immortali, è stato uno dei primi influencer al mondo.

La figura dell’influencer è ormai diventata una costante nel panorama contemporaneo. Questi personaggi, attivissimi sui social e sostenuti da numerosi e fedeli follower, hanno solitamente il fine ultimo di orientare, tramite foto e video promozionali, i gusti dei propri seguaci su prodotti o servizi di ogni genere. Anche nel marketing editoriale contemporaneo non è raro che le case editrici decidano di servirsi dei più noti influencer per promuovere l’uscita di un nuovo libro, insieme, chiaramente, a forme promozionali più tradizionali come l’organizzazione di tour letterari e la comparsa di articoli e interviste all’autore su vari giornali nazionali.

Charles Dickens (1812-1870), scrittore inglese di best seller come A Christmas Carol e David Copperfield, sembrerebbe avere veramente poco in comune con questi moderni volti diventati noti grazie a vari social media. Eppure, per quanto incredibile possa sembrare, la moderna figura digitale dell'influencer trova proprio nel padre di Oliver Twist un illustre precursore.

Soltanto due secoli fa, non esistevano ancora né booktour influencer di alcun tipo. Lo stesso marketing editoriale era poco diffuso, tanto che le case editrici si limitavano a pubblicare brevi trafiletti su alcuni quotidiani per avvisare i lettori dell’avvenuta uscita di un nuovo libro.

L’unica eccezione in questo panorama ancora poco sviluppato fu proprio Charles Dickens, il primo scrittore ad aver ampiamente sfruttato e tratto vantaggio dal marketing editoriale. L’autore, vissuto durante l’epoca vittoriana, fu infatti abilissimo a promuovere e creare interesse verso i suoi scritti sui giornali e attraverso letture pubbliche a pagamento in giro per il mondo, sempre sfruttando la sua immensa popolarità in modo affatto dissimile a quello di un qualunque influencer contemporaneo.

Questo paper, che prende spunto dalla mia Tesi di Laurea Triennale in Scienze Linguistiche dal titolo “Marketing editoriale: Il caso Charles Dickens”, è dunque volto a illustrare alcuni motivi per cui lo scrittore inglese sia stato – in netto anticipo rispetto ai suoi contemporanei – il primo vero travel, fashion e book influencer della storia dell’editoria, pur non avendo a disposizione strumenti contemporanei quali i social network.

La “rockstar” della letteratura

Charles Dickens fu un uomo decisamente abile nel trarre profitto dalla propria fama, un’arma a doppio taglio in grado di lusingarlo e irritarlo allo stesso tempo. Spinto dalle innumerevoli lettere e dagli infiniti inviti dei suoi fan più accaniti e sparsi in tutto il mondo, il “Boz”, per usare il soprannome con cui era conosciuto all’epoca, si convinse ben presto a organizzare tour di letture pubbliche a pagamento nel Nuovo e nel Vecchio Continente.

Questa decisione si rivelò vincente.

Ovunque lo portassero i suoi numerosi tour letterari, lo scrittore vittoriano veniva accolto da folle adoranti e festeggiamenti degni di una vera e propria rockstar della letteratura. La bellezza dei suoi scritti e l’esuberante personalità attraevano e coinvolgevano i fan, che lo acclamavano con cori e ovazioni ogni volta che lo scorgevano. Proprio come un moderno influencer, bastava la sola presenza di Dickens per radunare enormi schiere di sostenitori paganti con il solo scopo di comprare un suo libro, sentirlo declamare passi dei suoi scritti, farsi autografare una copia di un qualche suo lavoro o anche solo stringergli brevemente la mano. Le persone non compravano più un libro dello scrittore inglese perché incuriosite unicamente dalla trama ma anche, e soprattutto, perché attratte dalla complessa personalità del “Boz”.

Un ottocentesco travel blogger

A suo modo, Charles Dickens riuscì persino ad essere uno dei primi travel influencer della storia della letteratura. Come i moderni travel blogger, che scrivono recensioni delle loro mete sulle piattaforme social per invogliare o dissuadere i follower dal recarvisi, così Dickens si ritrovò ad essere uno di loro, quasi duecento anni prima, con la pubblicazione del libro American Notes (1842). Durante il suo primo tour letterario negli Stati Uniti, Dickens incominciò a trascrivere ogni più piccolo dettaglio del suo viaggio cosicché avrebbe potuto creare una sorta di guida turistica per i numerosi britannici che, come lui, si sarebbero dovuti recare per la prima volta in America.

Le annotazioni vennero prese in maniera quasi maniacale. Tutto veniva accuratamente documentato e commentato: le attrazioni di ogni tappa, le impressioni sulle persone conosciute e sulle specialità assaggiate, i costi e i nomi dei mezzi di trasporto e persino gli eventi organizzati in suo onore. Dickens non si tirò indietro neppure nel raccontare le numerose disavventure vissute sulla propria pelle, come ad esempio la scomodità delle cabine delle navi (troppo piccole per contenere tutti i suoi ingombranti bagagli) e il terribile mal di mare sofferto durante le burrascose traversate oceaniche.

I lettori ne furono a dir poco entusiasti. Non solo avevano il piacere di leggere una dettagliatissima guida riguardante il Nuovo Continente nello stile inconfondibile di Dickens, ma veniva data loro anche la possibilità più unica che rara di dare uno sguardo alla vita privata del loro beniamino.

Un’illustre icona di stile

Durante i suoi due tour americani (1842 e 1868-69), Charles Dickens raggiunse ulteriore popolarità, suo malgrado, anche come apprezzatissimo fashion influencer. Gli statunitensi trovavano estremamente elegante il modo di vestire dello scrittore e, nonostante la sua profonda irritazione, iniziarono a sviluppare una vera e propria ossessione nei confronti dei suoi outfit. Vignette e schizzi dei look del Boz, accompagnati da lunghi e dettagliati articoli, apparivano sulle pagine delle maggiori testate statunitensi ogni volta che Dickens si mostrava in pubblico: tutti in America volevano copiare lo stile British del romanziere.

What if?

Cosa sarebbe successo se Charles Dickens fosse vissuto ai giorni nostri? Molto probabilmente, grazie alle tecnologie moderne, il “leone inglese” avrebbe combattuto ancora con più forza e tenacia le sue innumerevoli battaglie sociali ma soprattutto mediatiche: le violazioni del copyright, le fake news e lo sfruttamento non retribuito della sua immagine, per citarne alcune. Sicuramente, attraverso l’utilizzo dei social network, la sua fama sarebbe stata ancora più grande e sarebbe riuscito a far sentire la sua voce, oltre che il suo inchiostro, in ogni angolo del pianeta, continuando ad essere, proprio come quasi due secoli fa, uno straordinario innovatore e un moderno influencer.

A cura di

Francesca Biancani

Dopo il diploma al Liceo Linguistico, nel 2020 si è laureata con lode in Scienze Linguistiche (profilo Lingue, Comunicazione e Media) con una tesi sul Marketing Editoriale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Nella stessa, attualmente frequenta il secondo anno di Laurea Magistrale in Media Management.

La sua profonda passione per la comunicazione in ogni sua forma la porta a studiare con interesse tutti i prodotti culturali, con particolare attenzione verso il mondo dell’advertising.

Ti potrebbe interessare anche...

Negli ultimi anni, le produzioni audiovisive e il Branded Entertainment hanno cominciato a raccontare anche i luoghi: sono molte le produzioni che si stanno avvicinando a questa pratica, promuovendo e valorizzando il territorio attraverso destination branding e place branding.
Green marketing o greenwashing? Come sviluppare efficaci strategie in ottica di sostenibilità: i casi Lush e L’Oréal.