#SBF15: una giornata Slow
Slow Brand
#SBF15: una giornata Slow
17/06/2015

Andrea Cantore e Alessandro Dagasso, Network di Brandforum.it
Due ragazzi dello IED di Torino hanno partecipato attivamente al primo Slow Brand Festival. Con entusiasmo raccontano a Brandforum l’esperienza vissuta tra dibattiti sul tema, slow brand talk e la premiazione del Miglior Slow Brand 2015

La giornata dell’11 giugno non poteva che iniziare e svolgersi in modo slow: sveglia alle 9 del mattino, colazione al bar, cappuccio e brioches, lettura di almeno un paio di quotidiani, passeggiata sul lungo Po per rinfrescarsi le idee, e finalmente il treno per Milano, rigorosamente regionale e non Frecciarossa. Avevamo attivato la modalità slow per lo SLOW BRAND FESTIVAL.


Ormai viviamo in un mondo in cui la comunicazione è sempre più veloce, difficile a volte da comprendere per i suoi ritmi. Nasce quindi la necessità per un brand di rallentarla per potersi riappropriare dei veri bisogni dei propri consumatori, di fidelizzarli e infine di accrescere la propria responsabilità etica nel mondo in cui viviamo.

 

Molto interessante la visione da un punto di vista internazionale della Prof.ssa e sociologa Juliet Schor che, portando esempi concreti e vissuti nella quotidianità di tutti i giorni, è riuscità a dare il via al dibattito. Gli esempi analizzati hanno toccato un nuovo modo di fare economia di questi tempi: da air bnb a taskrabbit, lo sharing sta prendendo sempre più piede. Un modo sicuramente più veloce e innovativo, che torna a far rivivere la socialità tra la gente. Dall’altra parte però, è anche un punto interrogativo: non si sa mai con chi ci si potrebbe confrontare.

 

Stimolanti gli interventi, seppur assai tecnici sul mondo economico, della giuria tecnica. Tra tutti l’intervento che ci è parso più coerente e inerente al tema dello slow brand (forse perchè fondatore di Vivere con lentezza) è quello di Bruno Contigiani: Con un piccolo gesto e una semplice decisione, meglio se presa in compagnia, si può riuscire a dare una svolta alla propria vita e collegarsi ai tanti pacifici ribelli che hanno abbandonato la paura e stanno cambiando il mondo dal basso” ha spiegato Contigiani. Non c’è niente di più vero nell’affermare che non si può essere slow solo quando fa comodo, ma bisogna esserlo a 360° per qualsiasi cosa si faccia. Questo perchè alla lunga porterebbe maggiori benefici.

 

A sugellare questa giornata non potevano che esserci esempi concreti di brand, italiani, che hanno iniziato ad approcciarsi sul mercato in modo slow. La nuova piattaforma online di Mulino Bianco ha contato più di 70.000 visite a pochi giorni dal lancio. Un vero e proprio successo d’interazione tra brand e consumatore, altro che la spocchiosità nel credere di poter governare un intero paese e prendere le relative decisioni tramite un forum con all’incirca la metà delle visite (bella stoccata!).
 

Un altro esempio di approccio slow-web è quello di Unicredit. La banca ha esordito da poco con un progetto innovativo: tramite il sito MilanInsight.it  è possibile avere una panoramica di tutta la città di Milano. Unicredit in questo caso esce di scena per dare importanza all’utente, che ha la possibilità di interagire con lo skyline. Il logo della banca è poco visibile, intenzionalmente. Ecco cosa si intende quando si parla di slow.

 

Infine il momento più atteso dell’evento. Non solo abbiamo avuto modo di conoscere dal vivo testimonianze di brand che si sono approcciate al mondo slow, ma siamo stati chiamati, con estremo piacere, a partecipare attivamente alla selezione di brand più o meno noti che rientrassero nel mondo slow. Questa selezione è stata suddivisa dalla Redazione di Brandforum in quattro categorie: Slow ADV, Slow Factory, Slow Place, Slow Web. Molte sono state le aziende prese in considerazione, ma solo quattro di queste si sono distinte in ciascuna categoria.

 

Non può che farci piacere e onore (ci prendiamo parte del merito nell’averla selezionata come slow brand) la vittoria nella categoria Slow Place del brand M**BUN: una realtà che ha saputo trasformare i semplici fast-food in slow fast food e trasportare il concetto di slow all’interno dei propri stores.

 

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