Il profilo di coppia su Facebook. Intervista alla Profssa M. Franchi (Università di Parma)
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Il profilo di coppia su Facebook. Intervista alla Profssa M. Franchi (Università di Parma)
22/11/2012

Patrizia Musso, Direttore di Brandforum.it
Facebook aprirà pagine “per coppie” (amicali, parentali, affettive in senso lato…). Uno spunto per riflettere sulle possibili linee guida della costruzione dell’identità contemporanea, fra on e off line. Postate vostri commenti sul nostro wall di Facebook.

È di qualche giorno fa la notizia che Facebook ha intenzione di aprire pagine “per coppie” (amicali, parentali, affettive in senso lato…), un fattore che apre indubbiamente alcuni quesiti sull’attuale uso di questo noto social network dal punto di vista generazionale e che traccia alcune linee guida interessanti sulla costruzione dell’identità contemporanea, fra istanze on e off line.


Se è indubbio che Facebook è nato come spazio sociale a uso di giovani e giovanissimi (in linea teorica maggiori di 13 anni), da qui l’alta resistenza da parte delle aziende a utilizzarlo, in principio, come strumento di promozione e di business, è altrettanto vero che il suo utilizzo attuale comprende una larga parte di over 30, fino a toccare punte di silver surfer (over 60 e 70). “Nonni digitali” contemporanei che intrattengono relazioni amicali e parentali anche attraverso i social network, e Facebook in primis, sta diventando un dato di fatto reale.

 

Si recupera così on line una distanza sociale off line (talvolta anche geografica), sempre più palpabile fra le nuove e le generazioni più anziane (si pensi ad esempio al tema della fuga dei cervelli e alla loro necessità di mantenere i contatti parentali anche grazie all’on line).


Non bisogna poi dimenticare che, secondo la recente indagine Global Web Index (settembre 2012,  v. http://www.slideshare.net/globalwebindex ) è Pinterest oggi il social network più usato dai giovani, soprattutto per il pubblico femminile.


Quali significati possiamo attribuire a questa scelta che all’apparenza potrebbe sembrare contraddittoria non solo con l’invecchiamento della popolazione di Facebook ma anche con l’istanza individualistica e anche narcisistica che spesso accompagna l’uso dei social network?


Ne abbiamo parlato con la collega Maura Franchi, che insegna Sociologia dei Consumi all’Università di Parma, autrice con Augusto Schianchi di "Scegliere nel tempo di facebook. Come i social network influenzano le nostre preferenze", che ha sottoposto alla nostra attenzione alcuni interessanti osservazioni. Spunti di dibattito che segnaliamo alla nostra attenta e numerosa community, in attesa di ulteriori risposte e punti di vista.

 

Negli ultimi tempi osservo con molta attenzione gli effetti delle pratiche dei social network nella vita quotidiana. La rete fa emergere i cambiamenti nelle nostre visioni del mondo e nello stesso tempo propone nuovi modi per esprimere identità e socialità e anche nuove vie per conciliare queste due dimensioni irrinunciabili. Vogliamo essere totalmente padroni delle nostre scelte e, nello stesso tempo, non vogliamo perdere le nostre appartenenze. Facebook ha avuto successo perché consente questo “miracolo”: avere e mostrare la propria “unicità” in un contesto di “comunità”.


Già prima che Facebook proponesse il profilo di coppia, molti, soprattutto giovani, utilizzavano come immagini del profilo fotografie che li ritraevano in coppia o che facevano riferimento ad un gruppo. Questa è una delle espressioni dell’equilibrio odierno tra libertà e appartenenza. Il tempo degli individui è anche il tempo in cui si avverte il bisogno di radici e di legami, purché, però, questi non interferiscono con le traiettorie individuali.

 


Una tendenza particolarmente diffusa tra i più giovani…


Questa tendenza a definirsi attraverso il proprio “essere con gli altri”, è particolarmente forte tra i giovanissimi. Basta visitare i profili dei preadolescenti per rendersene conto. I bambini e i preadolescenti (10-12 anni) dichiarano spesso nel proprio profilo relazioni di coppia. Si tratta di espressioni che non alludono agli stessi significati che noi attribuiamo allo stare in coppia. Per i preadolescenti e gli adolescenti è un modo per esprimere sentimenti e legami in un momento in cui le relazioni amicali hanno un peso importantissimo per la costruzione dell’identità. In questa logica attribuire ad un’amica o ad un amico il ruolo di moglie o marito significa dichiarare un legame che è tanto forte da durare per sempre.


Un altro aspetto analogo è l’attribuzione ad amici di ruoli parentali (sorelle, fratelli, genitori). È come se i bambini scegliessero una propria ideale famiglia e dichiarassero nel contempo agli amici un affetto privilegiato: “ti nomino fratello/sorella, madre/padre per dirti che sei più di un amico”.


Nella fase della preadolescenza quando l’identità è in fase di costruzione, i legami con il gruppo dei pari è particolarmente importante e influente. La propria identità, come le proprie scelte si modellano su quelle osservate e compiute dai proprio gruppi di riferimento. E’ con il gruppo dei pari che si sviluppano le conversazioni, si scambiano fotografie, filmati, impressioni sui giochi, si confrontano giudizi sui beni di consumo. Guardare ciò che fanno gli altri e farsi vedere dagli altri è l’obiettivo primario che sostiene la presenza degli adolescenti in rete. Anche la costruzione delle preferenze di consumo nasce in questo contesto relazionale popolato di immagini di beni che sono “interpretati da persone”.

 

 

Ma quindi il diario di coppia avrà presa solo sugli adolescenti?


No, la pratica si sta estendendo anche tra i giovani adulti. Ed è questa la tendenza che intercetta il profilo di coppia lanciato da Facebook,  testimoniando  quanto sia forte oggi il bisogno di definire la nostra identità in relazione agli altri. La coppia, inoltre, recupera peso come risposta ad una percezione di solitudine e come risposta al senso di isolamento diffuso.


Nel tempo di Facebook, la coppia, come ogni altra scelta, deve essere dichiarata, ostentata. Solo in quanto conosciuta e condivisa sembra diventare “reale”. Ciò accade per le nostre preferenze, in generale. Solo ciò che è dichiarato, testimoniato, conosciuto dai nostri amici, diventa vero, acquista una supplementare dote di verità. I giovani non si considerano in coppia finché questo legame non è esplicitato, dichiarato, su Facebook.

 

La proposta di Facebook del profilo di coppia dice anche qualcosa sulla nostra tendenza a comunicare pezzi e dimensioni della nostra vita privata…

 

Facebook intercetta anche un altro bisogno, quello di costruire la realtà attraverso la comunicazione di questa. Ciò che è reso visibile diventa più reale. La coppia esplicitata su Fb sancisce una sorta di promessa, di patto. Il “gesto” assume la valenza di un rito sociale. Ci sono due attori, c’è un luogo deputato al rito, ci sono testimoni, c’è un pubblico. In questo tempo i riti recuperano peso. La dichiarazione di coppia diventa una sorta di “rituale di legame”. Le forme rituali non appartengono solo alle società arcaiche, ma si ripropongono anche in tempi che sembrano segnati solo dalla tecnica. Come ho detto, il bisogno di legami resta profondo e i legami istituzionali sono ancora vissuti come importanti. Questo rito, come quello del matrimonio, reale, comporta una traccia scritta, ma in questo caso si tratta di una traccia labile che può essere cancellata rapidamente con un click. Come ogni altra scelta su facebook, anche quella di essere in coppia, può essere corretta senza problemi.

 

 

Sulla linea di questi trend, è possibile tracciare una linea di confine con altre generazioni “più adulte”, ad esempio la nostra di over 40? In Redazione ne abbiamo parlato e in molti “rifiutano” l’idea in partenza di aprire un diario personale di coppia…


Il bisogno di appartenenza riguarda tutti, ma i modi di esprimerlo sono diversi. Credo che la mia generazione non utilizzerebbe una simile modalità. Non vorrebbe delegare l'espressione delle preferenze e delle opinioni politiche o dei giudizi su ogni altro aspetto della vita, ad una entità comunque "sovra ordinata" all'individuo! Noi non nominiamo “un portavoce della coppia”, sappiamo che nella coppia, possiamo esserci opinioni talvolta diverse su preferenze e opinioni di qualunque tipo.

Preferiamo esprimerci come individui singoli, a prescindere dalle relazioni amicali e di coppia in cui siamo coinvolti. Però i social network mettono in evidenza, per tutti, un forte bisogno di condivisione e di reciproco riconoscimento: Facebook è rassicurante anche perché spinge alla condivisione. 
 

 

A cura di

Patrizia Musso

Fondatrice di brandforum nel 2000

Direttore Responsabile del sito dal 2001

Professore incaricato del corso annuale di Storia e linguaggi della pubblicità (Facoltà di Scienze Linguistiche, indirizzo in Lingue, comunicazione e media) presso l'Università Cattolica di Milano dove insegna sin dal 1997 (temi: Comunicazione d'impresa interna ed esterna, corsi di laurea Triennali e Magistrali, Fac. Scienze Linguistiche, Fac.Sociologia, Fac. di Economia e Commercio). Presso il medesimo Ateneo sin dal 1993 svolge altresì attività  di ricerca. Dal 2009 insegna altresì Forme e strategie della comunicazione digitale presso il Master in 'Comunicazione, marketing digitale e pubblicità  interattiva' promosso in collaborazione con IAB Italia.

Dal 2014 è Direttore Didattico del Master in Account & Sales Management, Università Cattolica di Milano.

Dal 1998 al 2017 ha collaborato con varie Università ed Enti di formazione ( docenza di Promozione della marca all'Università  IULM di Milano, docenza di Brand communication presso Master IED - area Comunicazione, Marketing & Pubblicità (sede Milano), docenza di Branding e Fenomenologia dei media presso la sede IED di Torino).

Vanta altresì una consolidata esperienza nel settore della consulenza strategica applicata alla comunicazione di marca e d'impresa (esterna e interna) e in quello della formazione aziendale. Dal 1998 al 2004 è stata ricercatore e senior trainer presso la società internazionale Arkema con sede a Parigi di Andrea Semprini, occupandosi di formazione strategica e di ricerche semiotiche applicate al brand  (tra i clienti Barilla, MaxMara, Manzoni ADV).

Dal 2005 opera come free-lance per realtà aziendali prestigiose, collaborando al contempo su specifici progetti di consulenza e formazione strategica con quotati enti e società del settore. Ha collaborato in varie occasioni con l'istituto di ricerca S3Studium come esperto in una serie di indagini Delphi, tra cui 2010: IL VOLTO DELL’ITALIA. Come evolverà il valore intangibile del “made in Italy” e della “Marca Italia” (Coordinamento scientifico Domenico De Masi e Innocenzo Cipolletta, ottobre 2006).

Dal 1993 è autrice di numerosi volumi e saggi dedicati alla comunicazione d'impresa e alla brand communication, tra i più recenti: 
nel gennaio 2017 ha pubblicato la nuova edizione aggiornata e ampliata Slow brand. Vincere imparando a correre più lentamente

Nel 2018, con Alessandra Olietti, ha scritto il volume per FrancoAngeli Turismo digitale. In viaggio tra i click

Nel 2020, con Maria Luisa Bionda, ha curato il volume per FrancoAngeli Brand Renaissance. Nuove tecniche per rivoluzionare la comunicazione organizzativa

Da gennaio 2014 a settembre 2015 è stata membro dell'Advisory Board dell'OBE - Osservatorio Branded Entertainment.

Dal 2017 è Direttore Scientifico di OBE, e cura la rubrica sul Branded Entertainment sulla testata NC-Nuova Comunicazione

Dal 2016 è membro del Council SuperBrands Italia

Nel giugno 2015 ha dato vita alla I edizione dell'evento Slow Brand Festival, in collaborazione con l'Associazione Vivere con Lentezza e la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Dal giugno 2018 l'evento si tiene con la collaborazione anche di ALMED - Alta Scuola in Media, Comuncazione e Spettacolo - dell'Università Cattolica di Milano.

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